Missionario Pime: p. Tentorio, padre, fratello e amico per migliaia di tribali senza voce
P. Giulio Mariani, sacerdote del Pime a Zamboanga, ricorda il missionario ucciso. I suoi confratelli lo chiamavano il “tribale”. Dietro la morte si sospetta la mano di uomini d’affari interessati ai terreni degli indigeni per lo sfruttamento minerario.
Zamboanga (AsiaNews) – “Un uomo semplice, umile, gioviale, un padre e un amico per le migliaia di tribali senza voce della diocesi di Kidapauan. La sua morte ci ha scioccato”. È quanto afferma ad AsiaNews p. Giulio Mariani, missionario del Pontificio Missioni Estere (Pime) a Zamboanga, confratello e amico personale di P. Fausto Tentorio ucciso questa mattina ad Arakan, (North Cotabato - Mindanao).
P. Mariani sottolinea la bontà e la gentilezza del missionario, da trent'anni in prima linea per la difesa e l’evangelizzazione dei tribali. “P. Fausto faceva il suo lavoro con discrezione e semplicità. Noi lo chiamavamo il ‘tribale’ – racconta – perché sulla testa portava sempre una bandana colorata e non si separava mai dalle sue collane e braccialetti, tipici degli indigeni”.
Il sacerdote dice che al momento nessuno sa di preciso chi e perché ha ucciso p. Fausto, che ha sempre lavorato con discrezione e umiltà. Tuttavia, fonti locali di AsiaNews sottolineano che da anni società minerarie, interessate ai terreni degli indigeni, ed esercito lo consideravano un personaggio scomodo. Nel 2003 i militari avevano tentato di ucciderlo, accusandolo di collaborare con i guerriglieri maoisti del New People’s Army. In quell’occasione, i tribali gli avevano fatto da scudo umano, salvandogli la vita. (S.C.)
Per la video intervista a P. Tentorio, realizzata dalla Fondazione Pime onlus, clicca qui.
P. Mariani sottolinea la bontà e la gentilezza del missionario, da trent'anni in prima linea per la difesa e l’evangelizzazione dei tribali. “P. Fausto faceva il suo lavoro con discrezione e semplicità. Noi lo chiamavamo il ‘tribale’ – racconta – perché sulla testa portava sempre una bandana colorata e non si separava mai dalle sue collane e braccialetti, tipici degli indigeni”.
Il sacerdote dice che al momento nessuno sa di preciso chi e perché ha ucciso p. Fausto, che ha sempre lavorato con discrezione e umiltà. Tuttavia, fonti locali di AsiaNews sottolineano che da anni società minerarie, interessate ai terreni degli indigeni, ed esercito lo consideravano un personaggio scomodo. Nel 2003 i militari avevano tentato di ucciderlo, accusandolo di collaborare con i guerriglieri maoisti del New People’s Army. In quell’occasione, i tribali gli avevano fatto da scudo umano, salvandogli la vita. (S.C.)
Per la video intervista a P. Tentorio, realizzata dalla Fondazione Pime onlus, clicca qui.
Vedi anche