15/06/2015, 00.00
TURCHIA - SIRIA
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Migliaia di profughi entrano in Turchia; altre migliaia rimangono in Siria sotto lo Stato islamico e la guerra

I rifugiati siriani fuggono dai combattimenti di Tall Abyad, fra i kurdi e lo Stato islamico. La città è un importante snodo per l’arrivo dalla Turchia di armi e nuovi miliziani jihadisti. Tentativi di usare la popolazione come scudi umani. Finora Ankara ha accolto 2milioni di profughi dalla Siria. Ora chiede che la comunità internazionale condivida il fardello.

Ankara (AsiaNews) – Alcune migliaia di profughi che fuggivano i combattimenti fra kurdi e Stato islamico a Tall Abyad, hanno ricevuto il permesso di entrare nel Paese, dopo che la Turchia, per diversi giorni, aveva mantenuto chiuse le frontiere.

Altre migliaia di profughi sono ammassati lungo il confine siriano desiderosi di entrare.

Nei giorni scorsi i siriani erano fuggiti da Tall Abyad e avevano sperato di entrare in Turchia, ma l’esercito glielo ha impedito, lasciandoli all’addiaccio, sotto il sole di giorno e il freddo di notte, senza acqua né cibo.

Secondo alcune ipotesi, i militari turchi cercavano di frenare l’entrata per far tornare la popolazione a Tall Abyad, e usarli come scudo contro i bombardamenti della coalizione anti-SI e per fermare l’avanzata dei kurdi nel possesso della città.

Testimoni riferiscono che fra i profughi ammassati alla frontiera vi erano anche alcuni miliziani dello Stato islamico in tenuta di guerra che spingevano la gente a ritornare.

I kurdi vogliono riprendere la città di Tall Abyad per privare lo SI di un importante punto di entrata di armi e di nuove truppe jihadiste.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con base a Londra, a Tall Abyad restano solo 150 jihadisti che hanno minacciato di ritirarsi se non ricevono rinforzi da Raqqa, la capitale provinciale che è la base dello SI in Siria. I capi di Raqqa però non sembrano intenzionati a inviare nuove truppe, avendo avuto molte perdite a causa dei raid aerei della coalizione.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso timori per l’avanzata dei kurdi nella zona di Raqqa, percepiti come una minaccia per la popolazione araba e turkmena presente a Tall Ayad, avendo avuto notizia di alcuni incidenti contro case di arabi. I kurdi hanno risposto garantendo che non vi è per nulla “violenza sistematica, ma incidenti sporadici”.

Erdogan e il suo partito Akp sono anche preoccupati “per il futuro della Turchia”: un rafforzamento delle posizioni kurde potrebbe spingere i kurdi turchi – sempre repressi - a una secessione.

Sebbene subisca strumentalizzazioni, il problema dei profughi in Turchia è un’emergenza pesante. Ieri il ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, incontrandosi con l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha messo in luce che “la Turchia ha speso più di 6 miliardi di dollari per i rifugiati. La comunità internazionale ha aiutato solo con 300 milioni di dollari. Il fardello deve essere condiviso”.

Dall’inizio della guerra in Siria, vi sono in Turchia almeno 2 milioni di rifugiati. Il governo di Ankara ha costruito 22 campi profughi per 220mila persone. Ma questi sono ormai al collasso. L’85% dei rifugiati vive al di fuori dei campi.

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