Migliaia di operai tessili fermano il Bangladesh: chiedono stipendi più alti
Dhaka (AsiaNews) - Non si ferma lo sciopero di decine di migliaia di operai dell'industria tessile, che da tre giorni bloccano le strade e le fabbriche del Bangladesh per chiedere un aumento sul salario minimo mensile. La protesta sta causando disagi alla viabilità in tutto il Paese, oltre che alla produzione del settore, ma i lavoratori dichiarano che "solo facendo sentire la nostra voce potremo cambiare qualcosa".
Nella sola capitale Dhaka, oltre 50mila operai sono scesi in piazza. Nello specifico, i lavoratori vogliono che il loro stipendio minimo mensile salga a 8mila taka (76 euro). "Con i 3mila taka [28 euro] che prendo ora - spiega ad AsiaNews Salma Begum, una giovane operaia - non posso mantenere la mia famiglia, né comprare le medicine per mia madre, che è ammalata".
Dopo la Cina, il Bangladesh è il secondo esportatore di vestiti al mondo e l'industria tessile rappresenta oltre il 10% del Pil nazionale. Il Paese conta circa 4.500 fabbriche, che danno lavoro a oltre 2 milioni di persone, il 70% delle quali sono donne. Tuttavia, gli operai del settore vengono spesso trattati alla stregua di schiavi e costretti a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza: migliaia di persone stipate su un unico piano, per almeno 12 ore al giorno. A volte i datori di lavoro possono decidere di sospendere il giorno libero settimanale, se si sono avute troppe ferie.
Azioni di protesta come quella di questi giorni si sono intensificate negli ultimi mesi, dopo le due tragedie della Tazreen Fashion e del Rana Plaza. Avvenuti a breve distanza l'uno dall'altro, i due crolli hanno causato la morte di migliaia di persone.