Massacro di Peshawar: ancora nessuna giustizia per le vittime e i sopravvissuti
Peshawar (AsiaNews) – Ad un anno dalla strage compiuta dai talebani nella scuola militare di Peshawar, che ha provocato la morte di 134 bambini e nove adulti, non è stata istituita ancora alcuna inchiesta per indagare sulle falle del sistema di sicurezza della scuola, non sono stati distribuiti gli aiuti promessi né data assistenza medica ai sopravvissuti. È la denuncia dei parenti delle vittime del massacro avvenuto il 16 dicembre 2014, il cui anniversario è stato ricordato dalla Chiesa cattolica pakistana con speciali preghiere. I parenti lamentano che il governo non ha mantenuto le promesse fatte all’indomani della tragedia e non sta indagando sulle responsabilità di militari e amministratori locali, i quali erano stati avvertiti di possibili assalti contro la scuola.
I parenti delle vittime dichiarano che l’incidente, compiuto da un commando composto da nove persone e affiliato al Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), “è il risultato della negligenza degli ufficiali dell’esercito, che gestiscono la scuola, e del loro atteggiamento irresponsabile nei confronti della sicurezza”. Ribadiscono che soldati armati erano a guardia del campo militare, ma nessuno è stato in grado di fermare gli assalitori, che hanno tenuto in ostaggio l’edificio per più di un’ora.
I familiari accusano anche il Chief minister Pervaiz Khattak, a capo del governo provinciale di Khyber Pakhtunkhwa. Egli sarebbe stato informato dai servizi di intelligence di possibili carneficine.
Ci sarebbero anche questioni irrisolte. Invece di condurre inchieste indipendenti sulla negligenza dell’esercito, sarebbero state fatte pressione per modificare la Costituzione e istituire tribunali militari. Questa iniziativa viene bollata dai parenti delle vittime come “un altro schiaffo alle legge di diritto e all’indipendenza della magistratura” in Pakistan.
Di recente l’unica azione concreta del governo è stata l’esecuzione per impiccagione di quattro presunti complici. Essi erano accusati di favoreggiamento e appartenevano al Toheedwal Jihad Group (Twj), un gruppo islamico poco noto. Invece rimangono ignote le identità degli esecutori materiali. I sopravvissuti ritengono che la condanna a morte sia stato solo “un tentativo di placare le loro proteste, la domanda di giustizia e di un’inchiesta seria sull’incidente”.
Infine le associazione di sopravvissuti e dei parenti delle vittime lamentano di aver ricevuto solo il corpo dei defunti e i certificati di morte, ma nessun risarcimento. Il governo aveva promesso cure gratuite per i feriti e 2 milioni di rupie pakistane [poco più di 17mila euro – ndr] per i genitori degli studenti. Invece i malati hanno dovuto sostenere l’intero ammontare delle spese mediche e coloro che hanno ricevuto dei finanziamenti hanno dichiarato che la somma “è insufficiente per coprire i costi dei trattamenti medici e della terapia psichiatrica”.
16/12/2015
23/01/2019 11:36