Maoisti nepalesi negano l’appoggio al nuovo governo
L’accordo segreto che ha portato Khanal al potere è diviso in sette punti e stanzia i due ministeri più importanti, quello degli Interni e della Difesa agli ex guerriglieri maoisti. Esso prevede l'integrazione nell’esercito delle milizie maoiste e, in caso di rifiuto da parte delle forze armate, la creazione di una distinta forza nazionale che comprenda solo miliziani maoisti.
“Il partito non può attuare l'accordo ad ogni costo – ha affermato l’ex Primo ministro Madhav Kumar Nepal - perché esso viola il processo di pace ed è contro la costituzione ad interim del Paese." Secondo Nepal la presenza di un esercito maoista, separato dall’esercito regolare, è un serio pericolo per il Paese. "L'esercito maoista – afferma - non può essere una forza di sicurezza nazionale distinta, come afferma l’accordo".
Il leader maoista Prachanda sottolinea che finché l’accordo non verrà rispettato il suo partito non appoggerà il governo. Più cauto è Baburam Bhattarai, vice presidente dei maoisti che invita tutti i partiti a un gesto di responsabilità per creare un governo di consenso nazionale, per concludere il processo di pace e scrivere la nuova Costituzione.
Dopo secoli di monarchia e decenni di guerriglia, alla nascita della Repubblica nepalese (2006), l’Onu e il governo ad interim hanno elaborato un processo di pace che implica il disarmo delle milizie maoiste e la scrittura di una nuova Costituzione. A tutt’oggi il processo di pace è bloccato e il Paese rischia il collasso economico per le continue diatribe tra maoisti, militari e partiti di opposizione sulle modalità di reintegro degli oltre 15mila ex guerriglieri.