18/02/2014, 00.00
MALDIVE - ISLAM
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Maldive, il nuovo corso del presidente Yameen: islamizzazione e partnership con Pechino

Da tre mesi alla guida del Paese, egli ha imposto una visione sempre più conservatrice della religione musulmana sunnita. Sul piano internazionale si rafforza il legame con la Cina, partner strategico a livello commerciale. Nelle scuole introdotto lo studio della lingua araba e del Corano.

Malé (AsiaNews/Agenzie) - Ritorno a una visione sempre più conservatrice e integralista dell'islam in tema di politica interna, che va di pari passo con un rafforzamento delle relazioni diplomatiche e commerciali con la Cina sul piano internazionale. Analisti ed esperti descrivono così i primi tre mesi di governo del presidente Abdulla Yameen, dal 17 novembre scorso alla guida delle Maldive, arcipelago composto da più di 1.110 isole nell'Oceano Indiano. Fra le priorità fissate dal ministero per gli Affari islamici nel 2014 il blocco di tutte le religioni ad eccezione dell'islam sunnita, l'adesione ai principi della religione musulmana e la possibilità concessa all'Islamic Fiqh Academy di emettere fatwa, ovvero giudizi di carattere legale o sociale, di natura vincolante. Il dicastero ha inoltre sottoscritto un accordo con un'associazione saudita, che prevede lo stanziamento di un fondo pari a oltre 100mila dollari, per "l'obiettivo comune" di sviluppare e migliorare lo studio del Corano e della religione musulmana.

Il ministero dell'Istruzione ha introdotto lo studio della lingua araba nelle scuole e l'obbligo di studiare il Corano nelle scuole fino al VII grado. L'obiettivo del presidente e del suo governo conservatore è quello di "proteggere" la religione islamica dalle "forze interne", ovvero i partiti progressisti e pro-democrazia, e dalle "potenze straniere" associate ai "cristiani" d'Occidente.

Yameen è salito al potere presentandosi come un salvatore dell'islam, tanto che nel suo manifesto elettorale aveva promosso l'applicazione della pena di morte in base ai dettami della sharia, la legge islamica, e il rafforzamento delle relazioni con le nazioni arabe musulmane. Egli ha inoltre descritto a più riprese lo sfidante Mohamed Nasheed - leader della fazione progressista, primo presidente eletto (nel 2008) in modo democratico e cacciato nel 2012 con un colpo di Stato - come un "nemico" dell'unità islamica interna.

In tema di politica estera, il nuovo corso voluto dal presidente è emerso all'indomani delle elezioni quando ha annunciato il prestito da parte di Pechino di 8,2 milioni di dollari per "la realizzazione di progetti di sviluppo e l'avanzamento dei servizi pubblici". Lo scorso 28 gennaio la Cina, attraverso il proprio ambasciatore Wang Fukang, ha inoltre annunciato il proposito di costruire almeno 1.500 unità abitative nelle Maldive. Uno spostamento dell'asse in politica estera, che il predecessore aveva puntato più sull'alleanza con l'India e i Paesi del blocco occidentale.

Una scelta che gli aveva procurato una fortissima opposizione interna, che a più riprese lo ha accusato di essere amico di Israele e "dell'Occidente cristiano" oltre che di minare alle basi la religione musulmana. Lo scontro politico si è trasformato in una rivolta, conclusa con il colpo di Stato e la cacciata di Nasheed, ex attivista pro diritti umani, nel febbraio 2012.

La Repubblica delle Maldive è formata da una serie di atolli nell'Oceano Indiano, a sud-ovest dell'India, ed è abitata da poco più di 350mila persone. Considerata una meta turistica per vacanze "paradisiache", nell'arcipelago non esiste libertà di culto e l'islam sunnita è religione di Stato. Nel 2008, un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani la possibilità di avere la cittadinanza. Nel Paese l'alcool e la carne di maiale possono essere serviti solo in aeroporto e nei resort dove non lavora personale del luogo. Inoltre, nel Paese non possono essere introdotti "idoli" di altre religioni.

 

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