La pandemia fermi le spese militari e promuova la sicurezza umana
Incontro in Vaticano su “Preparare il futuro, costruire la pace al tempo del Covid-19”. Card. Turkson, “mentre il mondo adotta misure di emergenza per affrontare una pandemia globale e una recessione economica globale, entrambe sostenute da un'emergenza climatica globale, dobbiamo anche considerare le implicazioni per la pace di queste crisi interconnesse”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La pandemia di Covid-19 sta mettendo l’umanità di fronte non solo a una crisi sanitaria, ma anche a una recessione economica mondiale, entrambe sostenute da un'emergenza climatica globale. Una dimostrazione di interconnessione e di fragilità della società che chiede una “globalizzazione della solidarietà” per la costruzione di una pace “sostenibile” per la quale abbandonare la corsa alle spese militari. E’ quanto affermato oggi in Vaticano in una conferenza stampa su “Preparare il futuro, costruire la pace al tempo del Covid-19”.
Aprendo l’incontro, il card. Peter Kodwo Appiah Turkson (nella foto), prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e presidente della Commissione vaticana per il Covid-19, ha evidenziato che “mentre il mondo adotta misure di emergenza per affrontare una pandemia globale e una recessione economica globale, entrambe sostenute da un'emergenza climatica globale, dobbiamo anche considerare le implicazioni per la pace di queste crisi interconnesse”. In effetti, “la riduzione dei conflitti è l'unica possibilità di ridurre le ingiustizie e le disuguaglianze. La violenza armata, i conflitti e la povertà sono infatti collegati in un ciclo che impedisce la pace, favorisce le violazioni dei diritti umani e ostacola lo sviluppo”.
Occorrerebbe il controllo delle armi, senza ol quale “è impossibile garantire la sicurezza. Senza sicurezza, le risposte alla pandemia non sono complete. La pandemia dovuta al COVID-19, la recessione economica e il cambiamento climatico rendono sempre più chiara la necessità di dare priorità alla pace positiva rispetto a concetti ristretti di sicurezza nazionale. San Giovanni XXIII – ha detto ancora il cardinale - segnalò già oltre cinquant’anni fa la necessità di questa trasformazione ridefinendo la pace in termini di riconoscimento, rispetto, salvaguardia e promozione dei diritti della persona umana (Pacem in terris, 139). Ora più che mai è giunto il momento che le nazioni del mondo passino dalla sicurezza nazionale con mezzi militari alla sicurezza umana come preoccupazione primaria della politica e delle relazioni internazionali. Ora è il momento che la comunità internazionale e la Chiesa sviluppino piani audaci e fantasiosi per un'azione collettiva commisurata alla portata di questa crisi. Ora è il momento di costruire un mondo che rifletta meglio un approccio veramente integrale alla pace, allo sviluppo umano e all'ecologia”.
“Papa Francesco – ha rilevato poi Suor Alessandra Smerilli, coordinatore della Task-force economia della Commissione vaticana per il Covid-19 e professore ordinario di Economia politica alla Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium - ci ha chiesto soluzioni creative. E allora ci chiediamo: se invece di fare la corsa agli armamenti, facessimo la corsa verso la sicurezza alimentare, di salute e lavorativa? Cosa chiedono i cittadini in questo momento? Hanno bisogno di uno Stato militarmente forte, o di uno Stato che investa in beni comuni?”. “Ha senso continuare a fare massicci investimenti in armi se poi le vite umane non possono essere salvate perché mancano le strutture sanitarie e le cure adeguate?”.
“Siamo – ha osservato - nel momento in cui dobbiamo comprendere dove indirizzare le risorse in un momento di cambio epocale. Oggi la prima sicurezza è quella della salute e del well-being. A cosa servono arsenali per essere più sicuri, se poi basta una manciata di persone infette per far dilagare l’epidemia e provocare tante vittime? La pandemia non conosce confini. Sappiamo bene che il tema è più complicato di quello che sembra: la corsa agli armamenti è un dilemma che vede gli Stati, per paura degli altri Stati, o per voler primeggiare, continuare ad aumentare i propri arsenali militari. Ma questo genera un circolo vizioso che non finisce mai, spingendo ad aumentare sempre più le spese militari. È una competizione posizionale che spinge a spese irrazionali pur di mantenere le proprie posizioni. Tale tipo di corsa si arresta solo con una volontà collettiva di autodelimitazione. Abbiamo bisogno di leader coraggiosi che dimostrino di credere al bene comune, che si impegnino per garantire quello di cui oggi c’è maggior bisogno. Abbiamo bisogno di un patto collettivo per indirizzare le risorse per la sicurezza nella salute e per il benessere (well-being)”.
Ma, ha denunciato Alessio Pecorario, Coordinatore della Task-force Sicurezza della Commissione vaticana per il Covid-19 , mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avverte che il peggiore impatto medico da COVID-19 deve ancora venire e il Fondo monetario internazionale (FMI) ha già previsto un calo globale del Prodotto interno lordo (PIL) di almeno il 3%, “la spesa militare globale nel 2019 è stata di 1,9 trilioni di dollari USA, che supera di gran lunga le spese militari globali annuali durante la guerra fredda ed è circa 300 volte il budget dell'OMS”.
“Le tensioni sono in aumento con il COVID-19, in alcuni casi diventato un motivo di disputa, alimentando quello che la Task Force per la sicurezza della Commissione Vaticana per il Covid ha descritto come ‘trappola del conflitto’, ‘dilemma della sicurezza’, ecc. Devono essere fatte delle scelte. Le forniture mediche, la sicurezza alimentare e la ripresa economica incentrata sulla giustizia sociale e sull'economia verde richiedono risorse che possono essere sottratte al settore militare nel contesto di un rinnovato controllo degli armamenti”.
“Alla luce dell'emergenza, della complessità e delle sfide interconnesse emerse dalla pandemia, potremmo concludere che le risorse umane e finanziarie e la tecnologia dovrebbero essere usate per creare e stimolare strategie, alleanze e sistemi per proteggere le vite e il pianeta, non per uccidere le persone e gli ecosistemi. Per noi, dunque, il multilateralismo e l'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) sono fondamentali in questo processo”. (FP)
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