18/06/2024, 08.45
RUSSIA
Invia ad un amico

La disputa sul velo islamico in Russia

di Vladimir Rozanskij

Mosca discute sul possibile divieto di indossare il Niqab proposto da deputati e opinionisti che insistono sulla necessità di contenere le tendenze estremiste, ricordando come in diversi Paesi dell'Asia centrale questa misura esiste da tempo. Mufti divisi tra loro, mentre anche alcuni esponenti di Russia Unita sono contrari, paventando ripercussioni nei rapporti con il mondo islamico.

Mosca (AsiaNews) - Continua da settimane in Russia la discussione sul possibile divieto di indossare il Niqab, il velo islamico che copre l’intero volto lasciando solo una fessura per gli occhi, spesso associato alla corrente fondamentalista del wahabismo. A proporre nuovamente la proibizione è stato il presidente del Consiglio per i diritti dell’uomo Valerij Fadeev, appoggiato da diversi deputati e opinionisti che insistono sulla necessità di contenere le tendenze estremiste dei musulmani in tutto il Paese, anche se dal ministero degli interni non giungono statistiche che supportano questi timori.

La questione del Niqab, del resto, divide anche la comunità musulmana in Russia, e i capi religiosi si limitano ad escludere le limitazioni al Hijab, il velo a volto scoperto. I comunisti del Kprf hanno reso noto che il progetto di legge sul divieto, che prevede almeno 15mila rubli (150 euro) di multa per ogni forma di copertura del viso, è già stato inviato al governo per una valutazione ufficiale. Fadeev ha dichiarato di essere “turbato dal fatto che finora il Niqab non sia stato proibito in Russia”, mentre in diversi Paesi dell’Asia centrale tale limitazione è attiva da tempo. I politici hanno intenzione di discutere direttamente della questione con i leader dell’islam tradizionale e le autorità regionali.

Il Gran Muftì di Mosca, Ildar Aljautdinov, avverte che un divieto troppo diretto potrebbe portare a tensioni nella società: “Questi tentativi possono sembrare una violazione delle norme laiche del diritto e della costituzione, che assicurano a tutti i cittadini della Russia la libertà di professare la propria religione, e di osservarne i canoni”. A favore del Niqab è intervenuto il deputato di Russia Unita alla Duma di Mosca Ildar Gilmutdinov, capo dell’Autonomia federale nazionale e culturale dei tatari, ammonendo a sua volta che un divieto potrebbe rendere più difficili le relazioni della Russia con l’intero mondo islamico.

Un membro del Consiglio per i diritti umani, Kirill Kabanov, da sempre un sostenitore della linea rigida sulle questioni dei migranti, ha reagito a tali affermazioni sostenendo che “per l’islam russo tradizionale questo tipo di abbigliamento non è affatto naturale”, e che la sua recente diffusione non è altro che “una provocazione dei radicali, che hanno un atteggiamento ostile verso di noi e il nostro Paese, e sono estranei alle nostre tradizioni e al nostro mondo”. Anch’egli ha ricordato che in Asia centrale non è ammesso il Niqab e neppure la Paranja, il velo che copre integralmente il corpo delle donne, e il deputato del Kprf Mikhail Matveev ritiene che “prima di tutto serve un pronunciamento ufficiale dei capi religiosi su quali abiti sono consoni ai musulmani di Russia”.

Alcuni hanno ricordato un intervento del presidente Vladimir Putin nel 2012, in cui si sosteneva che “l’Hijab non fa parte della nostra cultura, di quella del nostro islam tradizionale, perché dobbiamo assumere tradizioni a noi estranee?”. Aljautdinov ha risposto che “se la decisione del divieto aiutasse davvero a proteggere la vita dei nostri cittadini, frenando la crescita dell’estremismo islamico, allora tutti la appoggeremo, ma questa tesi deve essere supportata da dati reali”. È stato il vice-ministro degli interni, Andrej Khrapov, a rispondere a questi appelli constatando che “non ci sono segnali evidenti di una tendenza radicalizzante dell’islam in Russia”.

Anche altri capi religiosi, come Kamil Samigullin dell’amministrazione islamica del Tatarstan, affermano che “il divieto è un attacco ai musulmani”, mentre il muftì di Volgograd, Kifakh Mokhamad, sostiene la proposta ricordando il recente attentato al Krokus City Hall, precisando che “il Niqab non è un attributo religioso, ma soltanto un’abitudine di alcune società musulmane, che non ha alcun riferimento alla Sharia”. Alcuni propongono di lasciare la decisione “in mano ai governatori, a seconda delle tradizioni regionali”, e da molte parti si ribadisce che la questione fondamentale non riguarda il pericolo (non dimostrato) del radicalismo, ma piuttosto quello di “evitare la crescita dell’islamofobia” in Russia, che spesso diventa una forma di repressione dei migranti.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Il Tagikistan, capro espiatorio di Mosca
10/05/2024 08:09
Il Vilayat Khorasan tra Russia e Tagikistan
27/03/2024 08:35
L’apatia politica dei russi tra guerre e attentati
13/04/2024 08:45
La croce della Russia nel crollo del tempio
30/03/2024 09:00
La strage di Mosca e un quarto di secolo sprecato
25/03/2024 08:30


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”