La Chiesa piange mons. Destombes, pioniere della missione dopo le macerie di Pol Pot
I funerali del vicario emerito di Phnom Penh saranno celebrati domattina. In serata prevista una messa di suffragio. La salma vegliata da fedeli in preghiera. Missionario Mep, nato in Francia, egli ha guidato la rinascita della Chiesa cambogiana dopo il dramma dei Khmer rossi. Sua la storica messa di Pasqua 1990 nella capitale, davanti a 3mila fedeli.
Phnom Penh (AsiaNews) - La Chiesa cattolica in Cambogia piange la scomparsa di mons. Emile Destombes, vicario apostolico di Phnom Penh dal 2001 al 2010, morto ieri all’età di 80 anni per problemi cardiaci. Espulso nel 1975 insieme a tutti i missionari stranieri dai Khmer rossi, egli è stato il primo sacerdote a poter rientrare nel Paese a fine anni ’80 e a celebrare, il giorno di Pasqua del 1990, la storica “Messa della Resurrezione” davanti a 3mila fedeli. Le esequie si terranno domani, alle 9 del mattino nella capitale; in serata verrà celebrata una messa di suffragio, mentre già da ieri la salma è vegliata da numerosi fedeli che si alternano in preghiera.
Mons. Emile Destombes è nato il 15 agosto 1935 a Roncq, nel nord della Francia, ed è stato ordinato sacerdote il 21 dicembre 1961, quale membro della Società per le missioni estere di Parigi (Mep).
Il giovane prete parte per la Cambogia nel marzo del 1965; al termine di un periodo di studi della lingua khmer, egli inizia a insegnare filosofia al Seminario minore di Phnom Penh. Dal 1965 al 1967 è anche direttore di un dormitorio per studenti nella capitale cambogiana. In questi anni il Paese vive i primi segnali di un travaglio profondo che, di lì a qualche anno, porterà all’ascesa dei sanguinari maoisti guidati da Pol Pot che, dal 1975 al 1979, hanno governato la Cambogia nel sangue e nel terrore, massacrando un quarto della sua popolazione.
Dal 1970 al 1975 p. Destombes dirige il Comitato di aiuto per le vittime della guerra, fondato dal confratello Mep p. Yves Ramousse. Con l’ingresso dei Khmer rossi a Phnom Penh, egli trova rifugio - come tutti gli ultimi stranieri rimasti nel Paese - presso l’ambasciata di Francia. Resta nella missione diplomatica dal 17 al 30 aprile, senza sapere se ne uscirà vivo. A fine mese arriva il decreto di espulsione dalla Cambogia.
Rientrato a Parigi, insegna teologia ai seminaristi del Mep e lavora per “Echange France-Asie”, la sezione dei missionari incaricata di far conoscere l’Asia e le sue Chiese ai cittadini francesi. Nel 1979 parte per il Brasile, dove resterà per 10 anni in qualità di curato di Palmeiropolis, nello Stato di Goias.
Nel 1989, con la ritirata dei vietnamiti dalla Cambogia, egli si dirige prima a Bangkomk, in Thailandia, dove entra in contatto con i rifugiati cambogiani. Di lì a poco torna nel Paese dell’antica missione, in qualità di rappresentate della Caritas internazionale. Per un anno è il solo sacerdote straniero a vivere in Cambogia e grazie alla sua opera, ottiene nello stesso anno dal nuovo governo di Phnom Penh il riconoscimento ufficiale della Chiesa cattolica.
L’evento è suggellato nel giorno di Pasqua del 1990, con la celebrazione - per la prima volta dal 1975 - di una messa solenne cui partecipano migliaia di fedeli. Nel corso degli anni lavora per la ricostruzione della comunità cristiana cambogiana, annientata in gran parte dai Khmer rossi negli anni al potere. Nel 1995 partecipa all’ordinazione del primo sacerdote cambogiano, p. Pierre Sophal Tonlop, il primo dopo 22 anni. Nel 1997 è nominato vescovo coadiutore di Phnom Penh e, dopo le dimissioni di mons. Ramousse nel 2000, diventa vicario apostolico della capitale che guida dal 2001 al 2010, quando consegna il testimone al giovane vescovo mons. Olivier Schmitthaeusler.