12/11/2013, 00.00
VATICANO
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La Chiesa cattolica, da 50 anni in dialogo con le altre religioni

In un volume presentato questa mattina in Vaticano, una raccolta di brani conciliari, di encicliche, esortazioni apostoliche, e discorsi dei pontefici, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI. Ricordato quanto disse papa Francesco all'inizio del pontificato: "La Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose".

Città del Vaticano (AsiaNews) - "La Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose": la frase che papa Francesco rivolse all'inizio del suo pontificato ai rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni conferma l'importanza che, soprattutto dopo il Vaticano II, la Chiesa cattolica dà al dialogo con i credenti di altre fedi, peraltro evidenziato dal fatto che lo stesso Francesco ha voluto firmare personalmente, a inizio agosto, il messaggio annuale di auguri alla comunità musulmana per la festa della fine del Ramadan.

E' un "dialogo dell'amicizia" portato avanti nel corso degli ultimi sei pontificati, da Giovanni XXIII ad oggi, documenti e testi del quale sono raccolti nel volume "Il Dialogo Interreligioso nell'insegnamento ufficiale (1963-2013)", presentato questa mattina in Vaticano. In 2.100 pagine si ha una raccolta di brani conciliari, di encicliche, esortazioni apostoliche, e discorsi dei pontefici, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI. Vi sono poi alcuni documenti di Dicasteri della Curia Romana, riguardanti il dialogo interreligioso. In totale, si tratta di 909 documenti, di cui 7 testi conciliari, 2 di Giovanni XXIII, 97 di Paolo VI, 2 di Giovanni Paolo I, 591 di Giovanni Paolo II, 188 di Benedetto XVI, 15 della Curia Romana, 3 testi legislativi, e 4 della Commissione Teologica Internazionale.

Giunto alla sua terza edizione, il volume, come ha evidenziato il card. Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso contiene anche i 188 interventi dedicati da Benedetto XVI in sette anni di pontificato al dialogo interreligioso. Inoltre, "come i suoi predecessori, Benedetto XVI ha affermato che la libertà religiosa è un diritto sacro e inalienabile, e non ha perso occasione per sostenerla. Convinto che negare o limitare in maniera arbitraria la libertà religiosa significhi coltivare una visione riduttiva della persona umana e rendere impossibile l'affermazione di una pace autentica e duratura di tutta la famiglia umana (Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, 1° Gennaio 2011, n.1.4.), Benedetto XVI ha individuato nel processo di globalizzazione mondiale, tuttora in corso, un'occasione propizia per promuovere relazioni di universale fraternità tra gli uomini".

Una sintesi "telegrafica" dei contenuti del volume è stata poi data da padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J., segretario del Pontificio consiglio. "Si può cominciare da Giovanni XXIII, che nel Discorso di apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962) invitò a promuovere l'unità basata sulla stima e il rispetto che coloro che seguono le diverse forme di religione non ancora cristiane nutrono verso la Chiesa cattolica, e non solo l'unità nella famiglia cristiana e umana, l'unità dei cattolici, l'unità con i cristiani non ancora in piena comunione (Gaudet Mater Ecclesia, § 8.2). Anche nell'Enciclica Pacem in Terris (11 aprile 1963), Giovanni XXIII metteva in guardia: «Non si dovrà confondere l'errore con l'errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale o religioso. L'errante è sempre e anzitutto un essere umano e conserva, perciò, la sua dignità di persona; va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità» (n. 83)".

"Paolo VI, nell' Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), espresse la profonda convinzione che «la Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere; la Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio» (n. 67)".

"Giovanni Paolo I, pur nella brevità dei suoi 33 giorni di pontificato, si è incamminato sulla strada tracciata dal suo Predecessore, «chiamando tutti alla collaborazione per fare argine, all'interno delle nazioni, alla violenza cieca e, nella vita internazionale, promuovere l'elevazione dei popoli meno favoriti»".

"Giovanni Paolo II sviluppò la "cultura del dialogo". Sarebbe impossibile elencare qui tutti gli incontri che hanno costellato il suo pontificato. Mi piace ricordare quando, nel 1986, ad Assisi incontrò i seguaci di tutte le religioni del mondo per una Giornata di Preghiera. O quando, nel 2002, dopo i drammatici avvenimenti di New York e Washington dell'11 settembre 2001 e le loro tragiche conseguenze nel Medio e Vicino Oriente, propose un Decalogo per la pace ai Capi di Stato e ai Rappresentanti dei Governi di tutto il mondo".

"Nel 50° dell'apertura del Concilio, Benedetto XVI ha ribadito che, per trovare l'autentico spirito del Vaticano II, si deve ritornare alla sua "lettera", cioè ai suoi testi. Ad illustrare l'apertura della Chiesa vi sono, soprattutto, le due Dichiarazioni: Nostra Aetate (28 ottobre 1965) e Dignitatis Humanae (6 dicembre 1965). Nella prima, ormai considerata "la Magna Charta del dialogo", vi è il riconoscimento del bene presente in tutte le tradizioni religiose. La seconda insiste sulla libertà, propria di ogni uomo, di seguire la propria coscienza in ambito religioso. In cinquant'anni sono stati compiuti passi significativi verso le tappe indicate dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi cinque papi, passi documentati in questo volume".

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