L’opposizione sfida Khamenei: avanti con le manifestazioni
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – L’opposizione ha confermato la manifestazione programmata per oggi pomeriggio nonostante gli avvertimenti della guida suprema Alì Khamenei a non dimostrare. L’ordine del raduno è stato dato da Mehdi Kharroubi, uno dei candidati sconfitti alle elezioni presidenziali, accusate di truffa. Anche la moglie di Mir Hossein Moussavi, l’altro grande perdente, ha invitato i manifestanti a radunarsi come programmato, alle 16 di oggi. Ma la polizia afferma che esso sarà duro verso i “raduni illegali”
Ieri, in un discorso durante la preghiera del venerdì, Khamenei ha messo in guardia i politici che sostengono le manifestazioni che esse potrebbero provocare violenze di cui poi dovranno portare le conseguenze. Egli aveva lanciato l’avvertimento che i raduni “illegali” devono essere dissolti e che ogni critica alle elezioni deve seguire le vie legali. I candidati sconfitti hanno presentato oltre 600 casi di irregolarità nel voto del 12 giugno scorso.
Il grande ayatollah ha già domandato al Consiglio dei Guardiani di verificare se vi sono state irregolarità nel voto in alcune zone, ma le centinaia di migliaia di persone che sono andati in piazza in questi giorni domandano l’annullamento delle elezioni e l’indizione di una nuova tornata elettorale. Essi affermano che i risultati sono stati manipolati in modo completo, compiendo un vero e proprio “colpo di stato”, attribuendo la vittoria ad Ahmadinejad. Ieri, nel suo discorso, Khamenei ha invece difeso il risultato elettorale e la vittoria di Mahmoud Ahmadinejad. L’opposizione non vede molte possibilità dalla verifica “legale” proposta da Khamenei. Oggi i candidati sconfitti avrebbero dovuto incontrarsi con il Consiglio dei Guardiani, pronto a verificare il 10% dei voti, ma Moussavi e Mehdi Kharroubi non si sono presentati. I due erano anche assenti dalla preghiera del venerdì tenuta ieri da Khamenei.
Secondo analisti, si sta creando un fossato sempre più grande fra l’establishment e l’opposizione. Ancora ieri sera dai tetti di Teheran molti giovani gridavano “Allah akhbar! Dio è grande”. Il grido era usato come slogan dei manifestanti prima della caduta dello scià, ed è divenuto oggi un simbolo della critica alla leadership di Khamenei.