L’Onu pubblica il rapporto sui crimini di guerra. Colombo protesta
Il rapporto Onu dipinge un quadro infernale della vita a Vanni, l’area più estesa della provincia del nord (comprende i distretti di Mannar, Mullaitivu, Vavuniya e parte di Kilinochchi), la cosiddetta “no-fire zone” dove erano stati raccolti 330mila civili: prigionieri freddati con un colpo alla testa, donne stuprate, corpi di bambini straziati. Il rapporto accusa anche i ribelli tamil (Ltte) di aver usato i civili come scudi umani, durante i bombardamenti dell’aviazione militare. Secondo esperti delle Nazioni Unite, quelle riportate nel documento sono “accuse credibili che, se dimostrate, confermano che sia il governo dello Sri Lanka che i membri delle Ltte avrebbero commesso un largo numero di gravi violazioni di diritti umani e internazionali. Alcune delle quali classificabili come crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.
Ban Ki-moon ha dichiarato che lo scopo del rapporto è di esortare il governo ad ammettere un riconoscimento ufficiale e formale della sua responsabilità per le vittime civili nelle fasi finali del conflitto del 2009. E ha aggiunto di non avere l’autorità per lanciare un’indagine internazionale sui possibili crimini di guerra, a meno di ricevere un’autorizzazione del governo dello Sri Lanka, o i membri delle Nazioni Unite non facciano una richiesta formale.
Il documento è stato redatto dopo aver raccolto le prove per 10 mesi. La sua pubblicazione è stata rinviata più volte, a causa delle pressioni esercitate dal governo dello Sri Lanka, giustificate per evitare di recare “danni irreparabili” al processo di riconciliazione che sta attraversando il Paese. Il portavoce di Ban Ki- moon ha difeso la decisione di diffondere il rapporto come una “questione di trasparenza, nel più ampio interesse pubblico”. Il governo srilankese aveva ricevuto una copia integrale del documento già lo scorso 12 aprile, insieme alla ripetuta proposta – sempre rifiutata da Colombo – di pubblicare una replica ufficiale del governo insieme al documento Onu.
I primi a denunciare il governo dello Sri Lanka di aver commesso crimini di guerra sono stati i Journalists for Democracy in Sri Lanka (Jds), un gruppo di giornalisti srilankesi in esilio, sia singalesi che tamil. Attraverso il loro sito (http://www.jdslanka.org/), i Jds hanno reso pubblici una serie di filmati. I video mostrano esecuzioni perpetrate dai militari, oltre che atti di violenza di vario genere.
Per il testo integrale del documento Onu clicca qui.