Kuala Lumpur, preoccupano i passi indietro sulla libertà religiosa
“Razza” e “religione” sono menzionati sulla carta d'identità nazionale. I cittadini di fede islamica sono i più limitati nelle loro scelte e pratiche religiose. Alle altre religioni non è permesso fare proselitismo. Le coppie miste hanno tre scelte: convertirsi, lasciare il Paese o vivere insieme fuori dal matrimonio.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – La regressione della libertà religiosa in Malaysia preoccupa non solo i cristiani e le altre minoranze della nazione, ma anche i musulmani che nel Paese costituiscono oltre il 62% della popolazione. È quanto emerge da un’analisi pubblicata su Églises d'Asie. Secondo l’agenzia di stampa della Società per le missioni estere di Parigi (Mep), ad alimentare l’incertezza vi è soprattutto “l’inerzia politica” del nuovo governo.
In Malaysia, “razza” e “religione” sono status amministrativi ufficiali menzionati sulla carta d'identità nazionale di tutti i cittadini di età superiore ai 12 anni. I concetti di “supremazia malese” e “supremazia musulmana” (“Ketuanan Melayu” e “Ketuanan Islam”) sono strettamente collegati, poiché i malesi sono obbligati per legge ad essere musulmani.
Tuttavia, i cittadini di fede islamica sono i più limitati nelle loro scelte e pratiche religiose. Essi non possono praticare la religione in modo selettivo o personale: possono essere perseguiti per non aver digiunato o essersi rifiutati di pregare, mentre le donne sono sotto crescente pressione affinché indossino il velo islamico. L’islam sciita e altre sette non sunnite sono bandite; sono perseguibili anche coloro che offrono interpretazioni alternative dell'islam sunnita. Alle altre religioni non è permesso fare proselitismo.
I musulmani non possono convertirsi ad altra religione e chiunque sposi un musulmano deve abbracciare l'islam. Le coppie miste hanno tre scelte: convertirsi, lasciare il Paese o vivere insieme fuori dal matrimonio. A supervisionare la vita religiosa del Paese vi sono agenzie come il Dipartimento per l’avanzamento islamico della Malaysia (Jakim). Dall'inizio del mandato di Mahathir Mohamad come primo ministro e di Anwar Ibrahim all'Educazione, esse sono diventate sempre più rigide. E poiché il 92enne Mahathir nel prossimo futuro cederà la guida della coalizione di governo ad Anwar Ibrahim, tutte le speranze di riforme diffuse in favore della libertà religiosa sono destinate ad affievolirsi.
Aveva suscitato un cauto ottimismo la nomina di Mujahid Yusof Rawa, già a capo delle Relazioni interreligiose per il Partito islamico della Malaysia (Pas) ed ora membro del più moderato partito Amanah, ai vertici del Dipartimento per gli Affari religiosi del ministero del Primo ministro. Tuttavia, di recente egli ha sostenuto l'introduzione di nuove leggi che renderebbero punibili quanti insultano la religione o la razza con pene fino a sette anni di reclusione o una multa di 100mila ringgit (21mila euro). Queste leggi, così come quella sull'odio religioso e razziale, saranno presto presentate in Parlamento.
Secondo le statistiche ufficiali, il 9% della popolazione malaysiana è cristiano. Circa la metà dei cristiani è cattolica, ma il governo non fa distinzioni tra le diverse Chiese. La Costituzione in teoria garantisce il diritto di ogni confessione a gestire i propri affari religiosi. Questo diritto è stato spesso violato, come nei procedimenti giudiziari sull'uso della parola “Allah” da parte di non musulmani. Nel 2014, l’Alta corte ha respinto una richiesta dei cristiani per il diritto ad usare il termine, che indica “Dio” nelle versioni locali della Bibbia. Allo stesso tempo, i diritti dei non musulmani sono spesso sostituiti dalla Sharia, applicata dai tribunali in casi che coinvolgono sia musulmani che non musulmani.
Quasi il 75% dei cristiani malaysiani vive nella Malaysia orientale (Borneo) ed il 65% di essi è Orang Asli (appartenente alle popolazioni indigene). I cristiani sono il gruppo non musulmano più organizzato. Per questo, sono monitorati e affrontano le pressioni dello Stato. Oltre alla Federazione cristiana della Malaysia (che comprende Consiglio delle Chiese, Fraternità cristiana evangelica e Conferenza episcopale), a rappresentare gli interessi religiosi non musulmani vi è anche il Consiglio consultivo sul buddismo, il cristianesimo e l'induismo, il sikhismo ed il taoismo (Mccbchst).
22/02/2022 11:00