12/09/2018, 12.10
INDIA
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Kerala, monta la protesta per il presunto stupro di una suora da parte di un vescovo

La religiosa appartiene alle Missionarie di Gesù. Le violenze sarebbero state compiute da mons. Franco Mulakkal, vescovo di Jalandar (in Punjab) tra il 2014 e il 2016. La Chiesa indiana divisa tra sostenitori e oppositori della suora. Il vescovo incriminato denuncia: “Gruppi contrari alla Chiesa vogliono infangare il mio nome”.

Kochi (AsiaNews/Agenzie) – In Kerala tiene banco da giorni la manifestazione di alcune suore locali, appartenenti alle Missionarie di Gesù, che protestano contro lo stupro di una loro consorella e chiedono l’arresto del presunto artefice, mons. Franco Mulakkal, vescovo della diocesi di Jalandar (in Punjab). Il caso risale al luglio scorso, quando la suora ha incolpato il vescovo di averla abusata ripetutamente tra il 2014 e il 2016, mentre entrambi si trovavano in un ostello in Kerala. La vicenda ha acceso il dibattito nella Chiesa indiana e i vertici ecclesiastici finora non hanno espresso la propria opinione in merito. Da parte sua, mons. Mulakkal ha sempre respinto le accuse come false e oggi in un’intervista al Times of India ha ribadito: “Sono io la vittima. L’accusa di stupro ha rovinato la mia reputazione”.

Il caso sta scuotendo i cattolici del Kerala, circa un milione di fedeli, il numero più alto di tutti gli Stati dell’Unione indiana. La vicenda è esplosa a inizio luglio, quando la religiosa – di cui non si conosce il nome per motivi di privacy ma si sa che ha 44 anni – ha denunciato gli abusi subiti da mons. Mulakkal in un ostello di proprietà della Chiesa a Kuravilangad. Il vescovo incriminato ha negato quanto gli viene attribuito. Al contrario, ha sempre sostenuto che la denuncia della suora, arrivata dopo diversi anni dalle presunte violenze, è motivata da vendetta personale, dopo egli che aveva deciso di destituirla dal ruolo di superiora della congregazione.

A sua volta, la religiosa ha detto di ricevere minacce di morte e accusato il card. George Alencherry, capo della Chiesa siro-malabarese (uno dei tre riti della Chiesa cattolica indiana, in cui rientra anche l’eparchia di Kottayam dove è registrata la denuncia) di aver coperto gli abusi. Nello stesso periodo, mons. Mulakkal ha denunciato di aver ricevuto messaggi persecutori dal fratello della vittima. Inoltre in contemporanea alle accuse della suora, il cardinale era coinvolto in un altro scandalo per la svendita di terreni di proprietà della Chiesa. Per questo in molti hanno sollevato sospetti di accuse costruite ad arte per screditare i vertici ecclesiastici, dato che sia mons. Mulakkal che l’abusata appartengono al rito latino.

Dapprima rimasto quasi nell’ombra come una questione prettamente locale, il caso è esploso nell’opinione pubblica indiana questa settimana, con la protesta delle cinque suore Missionarie di Gesù. Alle religiose si sono unite centinaia di persone, che stazionano dallo scorso 8 settembre di fronte all’Alta corte a Kochi, capitale commerciale del Kerala. Dalla parte delle suore si sono schierati Kemal Pasha, ex giudice in pensione dell’Alta corte, e il Joint Christian Council; il primo ha dichiarato che la protesta “non è una lotta contro la Chiesa cattolica, ma contro una grave ingiustizia”; il gruppo cristiano ha avviato uno sciopero della fame e un sit-in a oltranza.

Da ultimo la difesa di mons. Mulakkal, che ha dichiarato: “La protesta è sponsorizzata da gruppi contrari alla Chiesa. Le cinque suore che si sono unite alla querelante facevano parte del team che lei guidava come superiora a Jalandar. È la loro ultima occasione di fare pressione, dopo che la polizia ha dichiarato di non avere prove sufficienti per arrestarmi”. Poi ha concluso: “Le cinque suore dovrebbero stare in altri conventi e invece disobbediscono e sono in Kerala. La querelante ha montato tutta questa pressione perché sa benissimo che una volta che il mio nome uscirà pulito dalle indagini, dovrà spiegare come ha perso la verginità”.

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