14/02/2019, 18.43
INDIA
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Kashmir, 40 soldati indiani uccisi nel peggior attentato di sempre. La condanna della Chiesa cattolica

Un gruppo fondamentalista islamico pakistano ha rivendicato l’attacco. Una macchina piena d’esplosivo è stata fatta detonare al passaggio delle truppe. Mons. Theodore Mascarenhas: “La violenza non è mai la soluzione del problema”.

Srinagar (AsiaNews) – È di almeno 40 morti e diversi feriti il bilancio del peggior attentato mai compiuto contro soldati dell’esercito indiano in Kashmir. L’attacco è avvenuto poche ore fa a Srinagar, la più grande città dello Stato, all’estremo nord-ovest dell’India. Stando alle testimonianze dei sopravvissuti, una macchina piena d’esplosivo è stata fatta detonare al passaggio del convoglio che trasportava le truppe sull’autostrada Srinagar-Jammu. Ad AsiaNews mons. Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), condanna “a nome di tutta la Chiesa cattolica indiana questo tragico incidente. La Chiesa è in lutto insieme al resto del Paese”.

L’attacco è il più sanguinoso mai compiuto contro soldati dell’Unione indiana. Stando agli ultimi aggiornamenti, esso è stato rivendicato dal gruppo fondamentalista islamico pakistano Jaish-e-Mohammad. Il premier indiano Narendra Modi ha espresso sui social una dura condanna del gesto “spregevole”. Come lui, anche i maggiori esponenti politici dello Stato.

L’attacco avviene in uno dei momenti più delicati della storia indiana, in un Paese già segnato da un aspro dibattito politico in vista delle elezioni generali del prossimo maggio. Esso rischia di gettare la nazione ancor più nel caos, dal momento che il dossier Kashmir è tra le questioni più controverse del Paese. Territorio al confine con il Pakistan, esso è conteso dalle due nazioni fin dalla spartizione dell’ex impero britannico, avvenuta nel 1947.

I numerosi tentativi di stabilire l’indipendenza e un conflitto latente hanno provocato decine di migliaia di morti, di cui la maggior parte tra i civili. L’ultimo periodo in cui la contesa si è riaccesa è stato il 2016,  quando le forze di sicurezza hanno ucciso il famoso separatista Burhan Wani. Come rappresaglia, i militanti hanno fatto irruzione nella base militare di Uri e ucciso 18 soldati. La vita degli abitanti è stata bloccata per mesi da un serrato coprifuoco. Ad alleviare le sofferenze della popolazione, solo alcuni volontari e la parrocchia cattolica di Srinagar.

“I nostri cuori - dice ad AsiaNews mons. Mascarenhas - sono addolorati e sgomenti per questa insensata e codarda violenza. Non esistono parole sufficienti per condannare questa barbarie. Affidiamo nelle mani del Signore le anime di questi coraggiosi uomini che sono morti mentre svolgevano il proprio lavoro. Preghiamo per le famiglie che hanno perso i propri cari”. E aggiunge: “La violenza non è mai la soluzione del problema. Preghiamo per la pace e l’armonia”.

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