23/12/2014, 00.00
PAKISTAN
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Karachi, 13 talebani uccisi in una sparatoria. Islamabad pronta a giustiziare 500 terroristi

I miliziani morti nello scontro a fuoco appartengono al Tehreek-e-Taliban Pakistan, autore della strage alla scuola militare di Peshawar. I terroristi indossavano “divise della polizia”. Il governo pakistano annuncia centinaia di impiccagioni nelle prossime settimane. Critiche da Onu e attivisti pro diritti umani.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - È di 13 "terroristi talebani" morti il bilancio di uno scontro a fuoco con la polizia pakistana avvenuto nel pomeriggio di ieri a Karachi, metropoli del sud del Paese; un ufficiale dei reparti della sicurezza riferisce che le vittime appartengono al gruppo fuorilegge Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), autore della strage della scorsa settimana alla scuola militare di Peshawar, in cui sono state uccise 149 persone, di cui 133 bambini. I talebani morti nella sparatoria, aggiunge, indossavano "divise della polizia".

Al termine della sparatoria gli agenti hanno sequestrato armi, giubbotti per attacchi suicidi, pallottole e altri tipi di esplosivi. La polizia avrebbe anche fermano un sospetto, per interrogatorio. 

Intanto il governo di Islamabad ha annunciato che giustizierà almeno 500 terroristi, in seguito alla cancellazione della moratoria sulla pena di morte per "casi di terrorismo" dopo l'attacco a Peshawar; già sei le impiccagioni eseguite sinora e 55 quelle previste nei prossimi giorni. 

Fonti dell'esecutivo, dietro anonimato, affermano che il ministero degli Interni ha "completato" la revisione di 500 imputati, che hanno già completato l'iter di appello e ormai sono considerati condannati in via definitiva. La richiesta di grazia è stata respinta dal presidente e "la loro esecuzione avverrà entro le prossime settimane". 

La strage della scuola militare di Peshawar, condannata con forza da tutta la società e dai vertici della Chiesa cattolica pakistana, con duri interventi del vescovo di Islamabad e dell'arcivescovo di Karachi, è stata rivendicata fin dall'inizio dai vertici del Ttp. Il commando era composto da sette uomini, uccisi nel corso dell'attacco. Per prevenire nuovi attentati, l'esecutivo ha stanziato agenti e reparti della sicurezza nei punti più sensibili, fra cui aeroporti, edifici governativi e carceri, in vista delle imminenti impiccagioni. 

Il premier pakistano Nawaz Sharif chiede processi rapidi e la certezza della pena, mentre l'esercito ha intensificato l'offensiva - iniziata a giugno - nel nord-ovest del Paese, nelle aree roccaforti delle milizie talebane nel North Waziristan e nelle diverse agenzie del Khyber. 

La decisione del premier pakistano di reintrodurre la pena di morte ha sollevato critiche e perplessità di gruppi attivisti e associazioni pro diritti umani; anche le Nazioni Unite hanno chiesto a Islamabad di "riconsiderare" la decisione, nel timore di una escalation di violenze. Per Human Rights Watch la fine della moratoria è una "vile reazione politica" alle uccisioni di Peshawar e non servirà ad arginare la deriva estremista. 

 

 

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