Islamabad, vittoria dei manifestanti islamici: il ministro della Giustizia rassegna le dimissioni
Le tensioni ieri hanno costretto i cristiani a cancellare la processione per la festa di Cristo Re. Le preghiere per la pace. Sono sette le persone rimaste uccise negli scontri e 250 i feriti. È un segnale delle divisioni nel Paese.
Lahore (AsiaNews) – I manifestanti islamici annunciano l’interruzione delle proteste che da due settimane paralizzano varie città del Pakistan, scatenando duri scontri con la polizia in cui sono morte sette persone. Questa mattina i radicali hanno ottenuto la loro richiesta principale: le dimissioni di Zahid Hamid, ministro della Giustizia, accusato di blasfemia per aver approvato una legge che non prevede il giuramento di fedeltà al profeta Maometto da parte dei parlamentari.
Le tensioni degli scorsi giorni hanno colpito la vita di tutti, inclusi i cristiani. Per motivi di sicurezza, infatti, la processione annuale per la festa di Cristo Re prevista per ieri è stata cancellata. “Eravamo pronti, ma abbiamo dovuto rispettare il volere del personale di sicurezza. Qualcuno avrebbero potuto interpretare in modo sbagliato i nostri inni, in questa atmosfera di paura e terrore”, commenta ad AsiaNews Rafique, catechista, alla fine della messa del 26 novembre, celebrata alla cattedrale del Sacro Cuore di Lahore.
I fedeli si sono raccolti nelle chiese per pregare per la pace, anche se la partecipazione è stata bassa a causa delle tensioni. I manifestanti islamisti stavano ancora bloccando le principali strade di diverse città, dopo il tentativo di due giorni fa di sgomberare gli attivisti di Tehreek-e-Labaik Pakistan, un nuovo partito politico islamico integralista responsabile dell’occupazione durata due settimane ad Islamabad. È proprio il portavoce del partito ad annunciare questa mattina l’interruzione delle proteste.
Nei giorni scorsi gruppi furiosi hanno vandalizzato le case di tre ministri del partito al governo, la Lega islamica pakistana (Nawaz), fra cui quella di Hamid stesso.
Per p. Inayat Bernard, rettore della cattedrale di Lahore, l’amministrazione non avrebbero dovuto toccare una clausola così controversa. Egli aggiunge: “I manifestanti dovrebbero mostrare tolleranza ed evitare di ostacolare così le attività commerciali e la pace in tutto il Paese. Noi avremmo dovuto iniziare la processione dall’edicola mariana, ma i fedeli hanno potuto innalzare la loro voce per il Principe della Pace solo dentro la cattedrale. Lo abbiamo fatto per rispetto alle autorità e preghiamo perché riescano a ristabilire la disciplina”.
Ieri sera i canali d’informazione hanno ripreso le trasmissioni, dopo un giorno d’interruzione mediatica. I siti dei social media come YouTube sono ancora bloccati. Il governo del Punjab ha ordinato per due giorni la chiusura di tutti gli istituti per l’istruzione.
Amir Zulfiqar, vice-ispettore generale della polizia del Punjab afferma che l’amministrazione provinciale ha “il compito più difficile” nella crisi in corso. “Abbiamo emozioni contrastanti quando ci confrontiamo con manifestanti religiosi. Il nostro cuore è dalla parte della nostra fede, ma il nostro dovere viene prima nella nostra mente”, commenta Zulfiqar ad AsiaNews. “Le proteste in corso la dicono lunga sui nostri problemi interni. Come ufficiale di polizia, io credo che ci stiamo andando in frantumi e mi spaventa. La nostra società è in profonda depressione e i media possono giocare un ruolo importante di assicurare armonia religiosa”.
Ha collaborato Kamran Chaudhry
26/01/2018 11:47
18/01/2018 12:03