07/05/2018, 15.47
IRAN
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Iran, verso la fine del velo

di Sara Saidi

La giovane iraniana condannata per aver protestato contro il velo obbligatorio non si pente del suo gesto. “Ne è valsa la pena perché le persone vogliono il cambiamento”. La legge cambierà ma serve tempo perché ciò accada. Sondaggio voluto dal governo: il 50% della popolazione a Teheran è contrario al velo obbligatorio. La campagna iniziata negli Usa, da una giornalista iraniana in esilio. “Il semplice fatto che la gente ne parli è una conquista”. Per gentile concessione de L’Orient Le Jour, traduzione dal francese di AsiaNews.

Teheran (AsiaNews) – “Faceva freddo, ero agitata, avevo l’impressione che da un momento all’altro le mie gambe mi avrebbero abbandonata. Mi concentravo solo per essere sicura di rimanere immobile!” Nargess Hosseini è la seconda donna ad essere salita su una centralina elettrica per affermare il proprio rifiuto al velo obbligatorio. La giovane di 31 anni non si pente del suo gesto. Ella stessa lo ha ribadito a più riprese durante il suo interrogatorio. “Non ho fatto niente che non fosse mio diritto”, ha dichiarato.

Originaria di Kashan, Nargess Hossein non fa parte di nessun movimento femminista: “Ma la più grande lotta finora è stata rifiutare di indossare il chador, a casa mia”. Le accuse che gravano su di lei sono pesanti: “Corruzione morale e prostituzione”, secondo il suo avvocato, Nasrin Sotoudeh. Ma la giovane donna non rimpiange il suo gesto: “Ciò che mi da l’energia di fare ciò, è sapere che le persone mi sosterranno. Quando sono uscita di prigione, la solidarietà è stata tale che ne sono rimasta scioccata. Perciò, sì, ne è valsa la pena perché le persone vogliono il cambiamento”. Ella è stata è condannata in definitiva a due anni di prigione e tre mesi di fermo.

“Servirà del tempo perché ciò cambi”

Si contano in tutto 29 arresti, secondo le autorità iraniane. Tuttavia, secondo Nasrin Sotoudeh, è necessario differenziare le donne che si sono tolte il velo giusto per il tempo di fare la foto e quelle che sono rimaste immobili abbastanza a lungo per farsi arrestare. “Vida Movahed è rimasta immobile una ventina di minuti prima di essere trattenuta”, spiega due mesi più tardi l’avvocato iraniano. “Lei è stata la prima, le forze dell’ordine non sapevano davvero che fare con lei”, aggiunge.

In Iran, dalla pubertà, le donne si devono coprire con un lungo cappotto e portare l’hijab (il velo). Una legge stabilita dopo la rivoluzione del 1979 e considerata da molti come un pilastro della Repubblica islamica. Ma Nasrin Sotoudeh è chiara, la legge cambierà, ci vuole del tempo: “Nelle sfere del potere si dice ‘se non funziona, cambieremo la legge, e voi potrete uscire senza velo’, ma perché la legge cambi, sta a noi fare pressioni”.

In strada, una cittadina di Teheran spiega: “Queste non sono che scintille. È importante, perché da qualche parte bisogna iniziare, ma ci vorrà del tempo perché cambi. (...) Non sono sicura che la gente sia pronta per questo. Già con il velo siamo molestate per strada, immagina senza!”

Movimento sociale, dibattito politico

Zahra ha deciso di portare il velo e, secondo lei, “indossarlo senza crederci, è ipocrisia”. Seppure contraria al velo obbligatorio, ella si rammarica che il movimento delle ragazze del viale Enghelab sia partito dall’estero per iniziativa di Masih Alinejad. La giornalista iraniana in esilio negli Stati Uniti ha in effetti lanciato il movimento “My Stealthy Freedom” nel 2014, creando anche una piattaforma dove le iraniane condividono le foto di se stesse senza il velo e, nel 2017, il movimento “White Wednesdays”, proponendo alle iraniane di portare un velo bianco i mercoledì in segno di protesta. “Avrei preferito che il movimento non venisse da qualcuno che non ha avuto il coraggio di restare, mentre altre in Iran sono finite in prigione e vivono difficoltà ma non sono fuggite. Io credo che quanti sono partiti non potranno mai difendere quelli che sono rimasti”, ha aggiungo la giovane donna.

In attesa, le iraniane continuano a postare video e foto di loro stesse senza velo sulla pagina Facebook di “My Stealthy Freedom”. Se questi eventi non hanno dato seguito ad alcun cambiamento, il movimento ha comunque il merito di aver aperto il dibattitto nella sfera politica. In tal modo, a inizio di febbraio, il Centro strategico della presidenza iraniana ha pubblicato un sondaggio secondo il quale quasi il 50% degli abitanti di Teheran sono contrari al velo obbligatorio. Un rapporto che appare come un sostegno del governo ai manifestanti, secondo Nasrin Sotoudeh.

Lungo il viale Enghelab, passando davanti alla cabina elettrica due mesi dopo i fatti, due uomini anziani discutono: “È lì che la giovane è salita!” inizia uno dei due. “Il semplice fatto che la gente ne parli è una conquista”, gioisce Nargess Hosseini.

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