02/10/2018, 13.32
INDIA
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India, una preghiera ecumenica unisce i cristiani: Basta persecuzioni

La campagna è organizzata dal network ecumenico Persecution Relief e terminerà il 7 ottobre. Negli ultimi due anni, 1.200 episodi di violenza. Cristiani minacciati: “O vi convertite all’induismo, o ve ne andate”.

New Delhi (AsiaNews) – Di fronte ai crescenti episodi di violenza subiti dai cristiani in India, minacciati di essere cacciati dalle loro case e che continuano a vedere le loro chiese distrutte, l'organizzazione ecumenica Persecution Relief ha organizzato una settimana di preghiera contro la persecuzione religiosa nel Paese. Il pastore Shibu Thomas, fondatore di Persecution Relief, racconta ad AsiaNews che in "centinaia di migliaia" hanno partecipato all'iniziativa e chiesto il rilascio dei circa 100 pastori e fedeli incarcerati con false accuse di conversioni forzate. "Non vogliono più avere paura di vivere in India, nè essere minacciati di venire cacciati dalle proprie case per la fede”, continua il leader cristiano, spiegano che “la preghiera è la nostra unica risorsa”.

L’iniziativa, che terminerà il 7 ottobre, è alla sua seconda edizione. Thomas riferisce che "la risposta locale è stata straordinaria: centinaia tra Chiese, istituzioni cristiane e scuole”. L’obiettivo della manifestazione è “creare maggiore consapevolezza e aiutare ad aprire i cuori del popolo di Dio”.

Una simile campagna si è resa necessaria a causa dei numerosi episodi di discriminazione e violenza contro i cristiani, che vivono nel Paese a maggioranza indù. Persecution Relief ne ha contati più di 1.200 negli ultimi due anni; di questi, circa 60 casi sono stati registrati in soli nove mesi in Uttar Pradesh, lo Stato governato da un santone indù, famoso per la sua ostilità nei confronti dei fedeli di Cristo.

Secondo il pastore Thomas, non c’è alcuna ragione per cui i cristiani debbano essere discriminati: “Siamo un popolo che ama la pace e ha contribuito in maniera significativa alla crescita del Paese, fondando eccellenti scuole, licei, ospedali, orfanotrofi, case di cura per anziani”. A suo dire, le persecuzioni si spiegano col fatto che “diversi gruppi religiosi fondamentalisti, sotto l’ombrello del partito di governo (Bjp, Bharatiya Janata Party), stanno tentando di polarizzare e dividere la comunità, e così distruggono il tessuto laico dell’India. I cristiani vengono minacciati apertamente che se vogliono vivere in India, devono abbracciare l’induismo e rinnegare Gesù”. L’odio, aggiunge Thomas, “viene iniettato nella società dai leader religiosi e politici indù, in maniera aperta, con impunità e senza paura di rappresaglia. Nessuno li denuncia. Le festività cristiane sono le più prese di mira e per questo in molti Stati si svolgono di nascosto”.

La persecuzione è diretta non solo contro fedeli e pastori, spesso incarcerati per la propria fede, ma anche contro i luoghi di culto, con chiese chiuse o vandalizzate. Il modo più comune per perseguitare la minoranza cristiana è attraverso la “scomunica”. Con questo termine, spiega Shibu Thomas, si indica “il boicottaggio sociale” da parte dei capi del villaggio e degli abitanti, che può avvenire sotto forma di negazione dei sussidi governativi, delle razioni di cibo o delle medicine, del mancato accesso all’istruzione. “I cristiani – continua – sono banditi dagli eventi organizzati nel villaggio, privati dell’accesso ai pozzi d’acqua potabile o a quelli per abbeverare gli animali. A volte non viene consentito loro di seppellire i morti, ma sono costretti a cremarli o dar loro sepoltura nella giungla”. Il rischio del boicottaggio sociale è che i cristiani abbandonino la loro fede per evitare di essere emarginati.

Il network Persecution Relief non si limita a organizzare eventi di sensibilizzazione, ma fornisce sostegno per le spese legali nei processi per conversioni forzate; finanzia la ricostruzione delle chiese distrutte, le cure mediche per i fedeli feriti negli attacchi; offre alloggi temporanei per coloro a cui i radicali hanno bruciato la casa.

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