07/11/2018, 12.29
INDIA
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India, gli orfanotrofi di Madre Teresa nel sistema di adozioni internazionali

La congregazione ha sospeso le pratiche adottive dal 2015, quando il governo indiano ha aperto l’adozione anche a single, separati o divorziati. La registrazione degli istituti presso lo Stato consente di “dare un volto” agli orfani.

New Delhi (AsiaNews) – Le Missionarie della carità, l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, hanno ripreso la registrazione dei loro orfanotrofi nel sistema indiano delle adozioni internazionali. Questo non significa, afferma una fonte cattolica, “che riprenderanno le adozioni. Bisogna vedere se le suore porranno delle condizioni sulla scelta dei futuri genitori”.

Il blocco delle adozioni nazionali e internazionali da parte degli istituti gestiti dalle suore di Madre Teresa era in vigore dall’agosto 2015, da quando i Nirmala Shishu Bhawans (gli orfanotrofi) hanno interrotto ogni pratica. Il blocco era una protesta contro le linee guida del governo che consentono l’adozione anche a single, separati o divorziati e, in senso più generale, anche a omosessuali e coppie gay.

Nell’ultima settimana si è diffusa la notizia che le religiose avrebbero con certezza ripreso le pratiche adottive. La conferma è stata data da Maneka Gandhi, ministro indiano per lo Sviluppo delle donne e dei bambini, che il 29 ottobre ha incontrato una delegazione di suore. In seguito il ministro ha fatto trapelare una presunta disponibilità della congregazione a riprendere le adozioni dopo tre anni di sospensione. Anche se non ci sono conferme ufficiali, gli esperti ritengono che l’attenzione del ministro sia dovuta al tentativo di controllare quanto avviene negli istituti, dopo il caso di compravendita di minori a Ranchi.

La notizia dell’incontro ha suscitato grande scalpore in India. Il 2 novembre è intervenuta sr. Prema Pierick, superiora generale dell’ordine, che ha confermato l’incontro con la Gandhi. Nella nota ufficiale, dichiara di “aver informato l’onorevole ministro che la maggior parte delle Case per i bambini [48 su un totale di 79, ndr] sono già state registrate secondo il Juvenile Justice Act 2015 e le rimanenti sono in fase di completamento delle formalità di registrazione”. Al termine della nota, sr. Prema afferma: “Preghiamo che la collaborazione tra le Missionarie della carità e l’onorevole ministro e il suo ministero possano servire il bene dei figli di Dio bisognosi di amore e cure”.

Secondo il Juvenile Justice (Care and Protection of Children) Act 2015, tutti gli istituti che accolgono minori – gestiti dallo Stato o da Ong private – hanno l’obbligo di registrarsi al “Carings”, il sistema di guida e informazione sulle adozioni dei bambini. Una volta effettuata la registrazione, è obbligatorio affiliarsi al più vicino ente che si occupa di adozioni. In seguito, le pratiche sono gestite dal Cara (l’Autorità centrale per le adozioni), che effettua i controlli preadottivi e la selezione dei minori.

La registrazione degli istituti, spiega un esperto di adozioni, “consente di dare un volto ai poveri bambini orfani, malati o disabili, che altrimenti rimarrebbero persone ‘invisibili’. Allo stesso tempo, è solo da dentro il sistema del Cara che le suore di Madre Teresa potrebbero far valere le proprie opinioni, se avessero l’intenzione di cambiare la normativa”.

Secondo personalità cattoliche, la dichiarazione di sr. Prema non conferma quanto “dato per scontato dal ministro e dalla stampa. Non è detto che dopo la registrazione degli orfanotrofi, le suore siano disposte a dare i bambini in affido a single o coppie gay. È probabile che continueranno a opporsi su questo punto e a voler effettuare una propria selezione dei futuri genitori, fermo restando il bene del minore”.

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