Il parlamento irakeno concede la fiducia al governo al-Kadhimi
È il sesto premier dall’invasione a guida statunitense del 2003. Approvata la nomina di 15 ministri, respinti cinque fra cui giustizia e migrazioni. Anche petrolio ed esteri restano vacanti in attesa di nuovi negoziati. Fra le priorità la lotta alla crisi economia e alla pandemia di nuovo coronavirus. I timori di nuove violenze dell’Isis.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il Parlamento irakeno ha votato nella notte la fiducia al premier incaricato Moustafa al-Kadhimi, ex capo dell’intelligence, con l’obiettivo di mettere fine a quasi sei mesi di proteste e profonde turbolenze politico istituzionali. I deputati, distanziati e forniti di guanti e mascherine per contrastare la pandemia di nuovo coronavirus, hanno approvato la nomina, mentre dietro le quinte continuavano gli scontri fra i partiti attorno a dicasteri chiave per il Paese, fra cui quello del petrolio.
La maggioranza dei 255 parlamentari presenti al voto ha approvato il programma di governo e la maggioranza dei ministri proposti dal 53enne al-Kadhimi, che diventa così il sesto premier irakeno dall’invasione statunitense del 2003. I legislatori hanno sostenuto la nomina di 15 ministri e ne hanno respinti cinque, tra cui commercio, giustizia, cultura, agricoltura e migrazioni. Anche i dicasteri del Petrolio e degli Esteri rimangono vacanti in attesa di ulteriori negoziati.
Ottenuto il via libera, al-Kadhimi ha assicurato che “la sicurezza, la stabilità e la fioritura dell’Iraq saranno le nostre linee guida”. Fra le priorità del nuovo esecutivo la lotta alla pandemia di Covid-19, che ha causato sinora oltre 2mila contagi e più di 100 vittime, e assicurare alla giustizia gli autori delle violenze contro i manifestanti nel contesto delle proteste popolari.
L’Iraq ha vissuto nei mesi scorsi profonde turbolenze politiche e sociali, con proteste di piazza in contro corruzione e crisi economica che a novembre avevano spinto alle dimissioni il Primo Ministro Adel Abdul Mahdi. Le autorità hanno a più riprese cercato di sedare le manifestazioni, innescando scontri che hanno provocato oltre 500 morti. Sulle tensioni è intervenuto anche il patriarca caldeo, card Louis Raphael Sako, sottolineando la necessità di uno “Stato laico” per superare le divisioni.
Fra le priorità che dovrà affrontare il nuovo esecutivo vi è la grave crisi economica, esasperata dalla pandemia, che ha causato un crollo nei prezzi del petrolio, principale fonte di reddito per il Paese. A questo si aggiungono le crescenti violenze dello Stato islamico (SI, ex Isis), sconfitto sul piano militare ma ancora attivo, e le tensioni regionali legate alla guerra per procura fra Stati Uniti e Iran.