Il "nuovo corso" di papa Francesco e Xi Jinping e i giovani cinesi in Corea
Roma (AsiaNews) - Di ritorno in Vaticano, papa Francesco ha inviato un nuovo telegramma al presidente Xi Jinping: "Ritornando a Roma dopo la mia visita in Corea, - vi si legge - desidero rinnovare a lei eccellenza e ai suoi cittadini l'assicurazione dei miei migliori voti, e invoco la divina benedizione sulla sua terra". Il primo telegramma, spedito nel volo verso Seoul, sembra non essere arrivato "per motivi tecnici" e nessuno ha accusato risposta. Il secondo rischia di avere lo stesso destino: fino a metà mattina, diverse ore dopo l'invio, la Xinhua non ne ha dato notizia, anche se il testo è riportato in tutti i media mondiali. Va però detto che la Xinhua - che nei giorni scorsi non ha dedicato nemmeno una riga alla visita di Francesco in Corea - oggi dedica un piccolo articolo sulla sua partenza da Seoul e con la notizia del milione di fedeli presenti alla beatificazione dei martiri coreani.
La domanda che corre sulla bocca di tanti è se le aperture e il "ramo d'ulivo" offerti da papa Francesco alla Cina siano segno di un "nuovo corso" nei rapporti fra Santa Sede e Pechino.
Parlando ieri ai vescovi asiatici, il pontefice ha detto con schiettezza che egli spera "fermamente che quelle nazioni che non hanno ancora relazioni piene con la Santa Sede non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti", e a braccio ha aggiunto: "Non parlo qui solo del dialogo politico, ma di un dialogo fraterno. Questi cristiani non vengono come conquistatori, essi non cercano di cancellare la nostra identità".
La mano tesa fino allo spasimo e il camminare senza difese e in amicizia, fa dire ad alcuni che finalmente, con questo papa latinoamericano, si offre un'immagine del pontefice non come "espressione del potere occidentale". Sarà... Ma forse vale la pena ricordare che Giovanni Paolo II si è opposto a tutto il mondo occidentale nel suo no alla guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein e che Benedetto XVI, nel suo famoso discorso di Regensburg si è scagliato proprio contro la cultura occidentale che cerca di dominare il mondo col razionalismo e con la tecnica.
No, a me sembra che da parte del papa ci sia invece una continuità: quella di offrire l'esperienza della Chiesa per curare le ferite umane e portare a compimento le culture dei popoli, mettendosi a disposizione senza difese e senza armi: è il cammino di Matteo Ricci e quello di tanti missionari del passato e del presente in Cina. Se qualcosa di nuovo c'è nell'atteggiamento di Francesco, questo è la pazienza con cui egli offre di nuovo amicizia fraterna a un popolo e ai suoi leader. In più c'è anche il relativizzare il dialogo politico, questi desiderati rapporti diplomatici come se solo da essi dipendesse il futuro della Chiesa in Cina.
Per vedere se c'è un "nuovo corso" anche da parte di Pechino bisognerà attendere forse qualche giorno: non tanto se Xi Jinping risponde al (secondo) telegramma papale, ma se i giovani che hanno partecipato alla Giornata asiatica della gioventù in Corea verranno perseguitati.
Fino al febbraio scorso, la loro partecipazione era data per scontata. Quando poi il papa ha fatto sapere che egli sarebbe andato in Corea, soprattutto da luglio in poi, vi è stata tutta un'opera da parte di Fronte unito, Ufficio affari religiosi, autorità provinciali e locali a convincere, minacciare, bloccare tutti coloro che volevano parteciparvi. Spesso le autorità hanno fatto pressioni sulle famiglie, sui datori di lavoro, sui direttori delle scuole per evitare che i giovani andassero alla Giornata della Gioventù , "incontrassero il papa e ricevessero istruzioni da lui". Alcuni membri del governo hanno perfino accusato i giovani di voler partecipare a "un'attività religiosa illegale".
I giovani cinesi andati in Corea, passando attraverso lo slalom dei divieti, hanno ricevuto "istruzioni dal papa", quello del "dialogo fraterno" e della carità e amicizia verso tutti: saranno questi i "crimini" per cui li potranno arrestare?
Credo proprio che il "nuovo corso" della Cina si misurerà da come la Cina tratterà questi giovani. Se avranno difficoltà, prigionia, problemi sul lavoro e nella scuola - come temiamo - allora in Cina c'è ancora un "vecchio corso", anche se Xi Jinping rispondesse al telegramma del papa.