18/03/2016, 11.48
YEMEN
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Il martirio delle suore in Yemen nel racconto di suor Sally, unica sopravvissuta

La superiora della comunità di Aden ha affidato a una consorella le drammatiche fasi dell’assalto alla casa di cura per anziani e disabili. Le suore sono morte per la “fedeltà” alla loro missione, facendosi trovare pronte “ad accogliere lo sposo”. Un sacrificio di sangue nella speranza che sia “germoglio di pace per il Medio oriente e perché serva a fermare l’Isis”. La lettera autografa (Pdf).

Aden (AsiaNews) - “A causa della loro fedeltà, esse si sono trovate al posto giusto e al momento giusto, e si sono fatte trovare pronte per accogliere il loro sposo”. Con queste parole, suor Rio ha descritto il sacrificio delle consorelle missionarie della Carità massacrate ad Aden, nello Yemen, il 4 marzo scorso per “motivi religiosi”. La religiosa ha raccolto la drammatica testimonianza di suor Sally, superiora della casa per anziani e disabili teatro dell’attacco dei miliziani dello Stato islamico (SI). Unica sopravvissuta, suor Sally ha affidato alla consorella suor Rio il racconto dell’attacco, le violenze dei miliziani, le violenze perpetrare in nome e a causa della fede. 

Il racconto è stato trascritto in un secondo momento da una terza religiosa, suor Adriana, che ha diffuso il testo (che trovate pubblicato in questa pagina) fra le varie comunità religiose degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi mons. Edward Rice, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Saint Louis, ha citato diversi passaggi del drammatico racconto di suor Rio, elogiando il sacrificio compiuto dalle suore per la fede e il loro servizio per gli altri. Un servizio che riflette il carisma della fondatrice dell’ordine, Madre Teresa di Calcutta. 

Ecco, di seguito, il drammatico racconto della mattinata dell’attacco, raccolto dalle missionarie della Carità e pubblicato dal National Catholic Register. Traduzione a cura di AsiaNews: 

Come tutte le mattine, le suore hanno ascoltato la messa e poi hanno fatto colazione. Secondo consuetudine, il sacerdote è rimasto in cappella a pregare, e poi ha iniziato a sistemare le cose rimaste in sospeso nella struttura. 

Alle 8 del mattino le suore hanno recitato l’apostolato della preghiera secondo le intenzioni e poi si sono dirette verso la casa. 

Alle 8.30 un gruppo di miliziani dello Stato islamico vestiti di blu hanno fatto irruzione, uccidendo una guardia e l’autista. 

Cinque giovani etiopi, di religione cristiana, hanno iniziato a correre in direzione delle suore per dire loro che membri dell’Isis avevano fatto irruzione ed erano lì per ucciderle. I cinque sono stati uccisi uno ad uno. I miliziani li hanno legati agli alberi, gli hanno sparato alla testa e poi gli hanno fracassato il cranio a colpi. 

Le suore hanno iniziato a correre, a due a due, in direzioni diverse dato che all’interno della struttura vi erano in quel momento ospiti uomini e donne. Quattro donne che lavoravano nel compound hanno iniziato a urlare: “Non uccidete le suore! Non uccidete le suore!”. Una di loro è stata la cuoca per 15 anni del centro. I miliziani hanno ucciso anche loro. 

Essi hanno preso per prime suor Judith e suore Reginette, le hanno legate, hanno sparato loro alla testa e hanno fracassato loro il cranio. Mentre le suore correvano in direzioni diverse, la superiora è corsa all’interno del convento per cercare di avvertire p. Tom. 

In un secondo momento hanno catturato suor Anselm e suor Marguerite, le hanno legate, hanno sparato loro alla testa e poi l’hanno sepolta sotto la sabbia. 

Intanto la superiora, pur provandoci, non riusciva ad accedere al convento. Non era dato sapere quanti uomini dell’Isis ci fossero nella struttura. 

Ha visto tutte le consorelle e gli aiutanti uccisi. I miliziani dell’Isis volevano accedere al convento, per questo la suora ha cercato riparo nella cella frigorifera, perché in quel momento la porta era aperta. Vi erano membri dell’Isis dappertutto, in cerca della superiora, perché sapevano che le suore presenti nella struttura erano cinque. Sono entrati almeno tre volte nella stanza frigorifera. Suor Sally non si è nascosta, ma è rimasta in piedi, dietro la porta, e loro non l’hanno mai vista. Questo è un vero e proprio miracolo. 

Nel frattempo, al convento, il sacerdote sentendo le urla ha consumato tutte le ostie. Egli non ha avuto il tempo di far sparire anche l’ostia più grande e ha disperso l’olio della lampada gettandolo nell’acqua. 

Un vicino ha visto [gli assalitori] gettare p. Tom all’interno della loro auto. E di lui non si è più ritrovata alcuna traccia. Tutto il materiale sacro e gli oggetti di carattere religioso erano gettati a terra e distrutti - la Madonna, il crocifisso, l’altare, il tabernacolo, il sostegno per il libro delle letture - e anche i libri di preghiera e le Bibbie, completamente devastate. 

Fra le 10 e le 10.15 i miliziani dello Stato islamico hanno concluso il loro raid e se ne sono andati. 

Suor Sally è rientrata per raccogliere i corpi delle consorelle uccise. Le ha riunite tutti insieme. Poi ha visitato i pazienti e gli ospiti, uno ad uno, per verificare che stessero bene. E tutti erano sani e salvi. Nessuno aveva riportato ferite. 

Un figlio della cuoca (uccisa nell’assalto) la stava chiamando sul cellulare. Dal momento che non riceveva risposta, egli ha chiamato la polizia e con gli agenti si è recato al compound, dove gli si è presentata agli occhi la scena del massacro. La polizia e il figlio sono arrivati verso le 10.30 del mattino. 

La polizia ha cercato di portare via suor Sally, ma lei ha opposto un netto rifiuto dicendo che non avrebbe abbandonato queste persone in lacrime. “Non abbandonarci, resta con noi” le gridavano gli ospiti della struttura. Tuttavia, la polizia l’ha portata via con la forza perché i miliziani dello SI sapevano che, all’interno, vi erano cinque suore ed era pressoché certo che non si sarebbero fermati fino a che non avrebbero ucciso pure lei. Per questo, alla fine, ha dovuto accettare il fatto di andarsene. Ha preso un ricambio di abiti e i corpi delle consorelle; la polizia le ha trasportate fino a un ospedale gestito da personale di “Medici senza frontiere”, all’interno del quale avrebbe ricevuto protezione. Dato che non vi era spazio a sufficienza nella camera mortuaria dell’ospedale, la polizia ha portato i cadaveri delle religiose nell’obitorio di una struttura più grande. 

Suor Sally ha detto a suor Rio di essere triste perché ora è sola non ha potuto morire con le sue consorelle. Suor Rio le ha risposto che Dio l’ha voluta come testimone, perché riferisse del massacro e le ha aggiunto: “Chi avrebbe potuto ritrovare i corpi delle suore e chi ci avrebbe potuto raccontare quello che è successo? Dio voleva che sapessimo”. 

Il segretario particolare di papa Francesco ha contattato a più riprese le autorità dello Yemen, almeno una volta settimana per sincerarsi delle condizioni delle suore e rassicurarle circa la sua vicinanza. Oggi, il segretario del papa ha inviato un messaggio: “Voglio ringraziarvi, piccole missionarie della Carità oggi martiri”. Egli ha anche aggiunto che offre a loro le 40 ore di preghiera che iniziano il primo venerdì del mese. 

Suor Sally ha raccontato a suor Rio che p. Tom diceva loro ogni giorno: “Siamo pronti al martirio”. 

Suor Judith: hanno cercato in tutti i modi di farle compiere studi di alto livello, ma non sono riusciti a farla uscire dallo Yemen. 

Suore Reginette: per lei erano previsti dei corsi di primo livello, ma non è stato possibile portarla via. Dio voleva che restassero lì. 

Aden è una città portuale e ricca. Aden voleva crearsi una propria autonomia statale e amministrativa, per questo hanno favorito l’ingresso dei miliziani dell’Isis per combattere contro le autorità dello Yemen. Ecco perché l’Isis ha vinto ad Aden. Questo è stato il risultato della guerra dello scorso anno, con tutti quei bombardamenti. Hanno vinto, è finita così, ma l’Isis non se ne andrà. Essi vogliono impadronirsi del potere e sradicare la presenza cristiana. Essi non hanno ucciso le suore nel contesto della guerra, perché non avevano alcun interesse politico a perdere tempo con loro. Ma oggi, che sono l’unica presenza cristiana, l’Isis vuole sbarazzarsi di ogni minima traccia o presenza della cristianità. Ecco perché le suore sono delle vere martiri, perché sono morte per il solo fatto di essere cristiane. Avrebbero potuto morire molte volte durante la guerra, ma Dio ha voluto così perché fosse chiaro che esse sono delle martiri per la fede. 

Suor Rio racconta che suor Sally si è completamente lasciata andare. La polizia ha cercato di farla andare via, perché i miliziani resteranno sulle sue tracce fino a che non l’avranno uccisa. Si è lasciata andare e ha detto a suor Rio che Dio faccia di lei ciò che vuole. Ha detto anche che gli altri musulmani le trattavano con rispetto. Ha detto anche di pregare perché il loro sangue sia germoglio di pace per il Medio oriente e perché serva a fermare l’Isis. 

Ha detto anche che se hanno rapito p. Tom [di cui non si hanno notizie certe a distanza di due settimane dall’attacco, ndr] di aspettare un paio di giorni, e poi avrebbero chiesto un riscatto in denaro per liberarlo oppure il rilascio di alcuni miliziani detenuti in prigione. 

Suor Rio ha detto che erano così fedeli, per questo l’Isis sapeva benissimo quando andarsene e quando fare irruzione. E a causa della loro fedeltà, esse si sono trovate al posto giusto e al momento giusto, e si sono fatte trovare pronte per accogliere il loro sposo. 

Suor Adriana ritiene che l’aver spaccato loro il cranio potrebbe avere un legame malvagio con il passaggio biblico “e lei schiaccerà la testa del serpente”, in segno di disprezzo o come segnale ulteriore della loro malvagità. 

Di seguito i nomi corretti delle suore: 

Suor M. Sally, MC (Superiora, unica sopravvissuta al massacro)

Suor M. Anselm, MC (Bihar, India)

Sister M. Marguerite, MC (Rwanda)

Sister M. Judith, MC (Kenya)

Sister M. Reginette, MC (Rwanda)


YEMEN_-_sister-rio.pdf


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