Il magnate dissidente Ren Zhiqiang condannato a 18 anni per corruzione
Il “grande cannone” del Partito comunista cinese si sarebbe appropriato di fondi pubblici pari a 6,3 milioni di euro. Secondo i giudici, Ren ha ammesso le proprie colpe. Familiari e osservatori: processo irregolare, celebrato a porte chiuse; colpito perché ha detto la verità sugli errori della leadership. Aveva definito Xi Jinping "un clown affamato di potere".
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il miliardario dissidente Ren Zhiqiang è stato condannato oggi a 18 anni di carcere e al pagamento di una multa di 4,2 milioni di yuan (530mila euro) per reati di corruzione: lo ha rivelato la seconda Corte intermedia del popolo della capitale.
Secondo i giudici, tra il 2003 e il 2017 Ren ha sfruttato il suo ruolo di dirigente di un’impresa pubblica per appropriarsi di fondi statali del valore di circa 50 milioni di yuan (6,3 milioni di euro). Nello stesso periodo, egli avrebbe intascato 1,25 milioni di yuan (160mila euro) in tangenti e abusato del suo potere per un guadagno personale di 19,41 milioni di yuan (2,4 milioni di euro). Per gli illeciti compiuti dal magnate, lo Huayuan Real Estate Group, la grande impresa di costruzioni di cui era amministratore, ha avuto perdite pari a 116,7 milioni di yuan (14,6 milioni di euro).
Ren, soprannominato il “grande cannone” per i suoi attacchi alla leadership, era stato “arrestato” il 12 marzo da funzionari disciplinari del Partito comunista cinese (Pcc). Egli appartiene a una importante famiglia di leader rivoluzionari. Poco prima della sua sparizione, era salito alla ribalta per aver pubblicato sul web un articolo in cui dava del “clown affamato di potere” a Xi Jinping. Senza mai nominarlo, chiamandolo però “l’imperatore”, il tycoon ha criticato il presidente cinese per la sua gestione della pandemia di coronavirus, i contrasti con gli Usa e di quelli con Taiwan.
Per i suoi scritti di denuncia, in agosto Ren è stato messo al bando dal Partito. La Commissione disciplinare del Pcc lo ha posto sotto indagine per aver violato i “quattro principi cardinali”, la base teorica su cui si fonda la leadership indiscussa del Partito, e aver danneggiato l’immagine del regime.
I giudici hanno sottolineato che Ren ha ammesso le proprie colpe e si è dichiarato colpevole di tutte le imputazioni. Egli avrebbe chiesto “clemenza”, richiesta che i giudici sostengono di aver tenuto in considerazione nel formulare il verdetto.
Amici, familiari e attivisti umanitari hanno messo in dubbio la regolarità del processo, che è stato celebrato a porte chiuse. Secondo fonti diplomatiche citate dal Scmp, le autorità cinesi hanno impedito a inviati delle ambasciate occidentali e di quella nipponica di assistere alle udienze.
Per i suoi sostenitori, Ren ha pagato per aver detto la verità sugli errori della leadership. Secondo Cai Xia, ex docente della Scuola centrale del Partito, espulsa il 17 agosto dal Pcc per aver attaccato Xi e difeso Ren, il miliardario è il più importante e risoluto esponente di un gruppo che vuole introdurre la democrazia costituzionale in Cina.
18/08/2020 09:01
22/10/2020 11:54