Il governo ha eseguito altre due impiccagioni
Il ministro della giustizia Katsutoshi Kaneda ha ordinato le esecuzioni numero 18 e 19 da quando il primo ministro Shinzo Abe è arrivato al potere, nel dicembre 2012, senza dare alcun preavviso ai famigliari e agli avvocati. I vescovi in prima fila contro le esecuzioni. La protesta di Amnesty Internazional: uno dei condannati aveva chiesto il riesame, l'altro aveva rinunciato alla propria difesa.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Ieri sono stati impiccati due detenuti in Giappone, tra i quali un uomo giudicato pluriomocida che stava cercando di ottenere il riesame del suo processo. La notizia è stata data dal ministero della Giustizia.
Masakatsu Nishikawa, 61 anni, uno dei due detenuti giustiziati, aveva presentato appello per il riesame. Era stato condannato per aver ucciso quattro donne gestori di bar a Himeji, prefettura di Hyogo, nel 1991.
L'altro detenuto ucciso è stato Koichi Sumida, 34 anni, condannato a morte nel mese di febbraio 2013 dalla corte del distretto di Okayama per aver ucciso il suo ex collega, Misa Kato, 27 anni, lavoratore precario, il 30 settembre 2011.
Il ministro della giustizia Katsutoshi Kaneda ha ordinato le esecuzioni numero 18 e 19 da quando il primo ministro Shinzo Abe è arrivato al potere nel dicembre 2012 senza alcun preavviso ai famigliari e agli avvocati
La precedente esecuzione, la prima ordinata da Kaneda, è stata effettuata lo scorso novembre, quando un uomo è stato impiccato per aver ucciso due donne nella prefettura di Kumamoto.
Amnesty International ha protestato contro l’esecuzione dei due detenuti affermando che nel caso di Nishikawa doveva essere preso in considerazione il riesame. Nel caso di Sumida invece il ritiro della difesa dalla causa processuale ha portato automaticamente alla sentenza di condanna.
In prima fila contro le esecuzioni c'è da sempre la Chiesa cattolica: "Noi vescovi, tutti i vescovi giapponesi, siamo d'accordo con l'abolizione della pena di morte: non c'è alcuna differenza fra le nostre posizioni. Perché anche se a morire sono degli assassini, nella loro morte si verifica un nuovo omicidio: questa volta commesso dallo Stato. Bisogna rinnovare l'umanità del senso della vita in comune: dobbiamo tornare a considerarci tutti figli di Dio" è stata la presa di posizione della conferenza episcopale del Giappone nel 2012 al riavvio delle esecuzioni dopo un periodo di sospensione.
Secondo le stime, attualmente in Giappone sarebbero più di un centinaio le persone in attesa di esser giustiziate.
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