17/06/2024, 08.55
TAGIKISTAN
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Il bullismo nelle scuole del Tagikistan

di Vladimir Rozanskij

Il governo di Dushanbe ha varato un programma contro il fenomeno che secondo alcune indagini sarebbe arrivato a toccare il 60% dei ragazzi. Ma l'esplosione è legata anche al problema dell’organizzazione scolastica, con gravi carenze di figure professionali all’altezza tra i dirigenti e nel corpo docente a causa degli stipendi inadeguati.

Dushanbe (AsiaNews) - In Tagikistan è stato approntato per la prima volta e approvato dalle autorità un programma di profilassi contro il bullismo nelle scuole, a cui sono sottoposti circa il 60% dei ragazzi e degli adolescenti con varie forme di violenza, offesa, umiliazione e minacce, che in alcuni casi conducono anche al suicidio. Questo fenomeno viene chiamato dai tagichi con il termine inglese bulling, o con il gergo russo bykovat, “fare il toro”.

Uno degli autori del progetto, il rappresentante del ministero dell’istruzione Bobdžon Džakhongir, ha spiegato che “le vessazioni sui minorenni si stanno diffondendo sempre di più in Tagikistan”, e per questo il ministero ha deciso di affrontarlo “ufficialmente e su basi professionali”, conducendo appositi incontri con i docenti e gli studenti, per trovare le giuste risposte alle discriminazioni e alle tante forme di derisione e mancanza di rispetto. Ora “tutti avranno chiaro quando queste manifestazioni sono da considerarsi inaccettabili, e come fare per combatterle”, assicura il funzionario.

Molto spesso gli oltraggi si diffondono tramite internet col fenomeno del cyber-bulling fin dalle classi delle elementari, con il rischio che molti ragazzi smettano di frequentare la scuola e subiscano reazioni fino alla disperazione e al suicidio. Secondo gli psicologi, le conseguenze del bullismo lasciano segni negativi profondi nell’autostima di chi lo subisce; la psicologa Firuza Mirzoyeva usa per definire questa condizione un detto tagico, “la ferita dell’ascia guarirà, ma il dolore della parola rimarrà”. Le vittime non sono soltanto i ragazzi presi di mira dai bulli, ma anche i tanti loro compagni costretti ad assistere in silenzio a queste scene senza sapere come reagire, e quali parti prendere.

Mirzoyeva avverte peraltro che “oggi in Tagikistan il problema più grave riguarda l’organizzazione scolastica, con grave carenza di figure professionali all’altezza anche tra i dirigenti e nel corpo docente, e la quasi totale mancanza di psicologi nelle scuole”. Il lavoro è immenso, “ma gli stipendi sono miseri”. Un’altra partecipante alla stesura del progetto, la direttrice dell’Ufficio per le libertà civili Dilrado Samadova, afferma che “ora è necessario trovare degli sponsor per diffondere i materiali in tutte le istituzioni scolastiche del Paese, e sostenere tante necessità concrete”.

Lo scopo dell’iniziativa è “fare in modo che i ragazzi si sentano difesi quando vanno a scuola”, sia da parte degli insegnanti, che da parte dei loro compagni più grandi, con la presenza di ispettori che compiano verifiche frequenti e a sorpresa. Spesso i bulli perquisiscono gli zaini e prendono gli effetti personali delle vittime, creando un clima di panico nelle aule. Secondo le leggi tagiche, nelle scuole possono essere presenti anche i membri delle forze dell’ordine, senza che questo debba essere considerato una prevaricazione.

Il programma di prevenzione è stato sostenuto anche dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, a cui si sono rivolte le istituzioni tagiche dopo il ripetersi di fatti anche gravi come accoltellamenti e pestaggi molto violenti, e per contrastare in modo più efficace le varie forme di cyber-bulling. Le disposizioni approvate dal ministero dell’istruzione dovranno essere applicate obbligatoriamente in tutte le scuole del Tagikistan, con la sorveglianza del ministero dell’interno e il coinvolgimento di tutte le realtà sociali interessate, per sconfiggere finalmente questa grave piaga che preoccupa l’intera società kirghisa.

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