Il Dalai Lama festeggia 82 anni. Ira di Pechino contro Delhi
Il quotidiano del Partito comunista cinese disapprova le celebrazioni, in cui è stata sventolata la bandiera tibetana. L’India usa la “carta tibetana” nei rapporti diplomatici con Pechino. Il Dalai Lama “sempre più snobbato dai Paesi occidentali”. Velata minaccia di sanzioni commerciali.
New Delhi (AsiaNews) – Con una grande cerimonia che ha attratto migliaia di persone, il Dalai Lama, capo spirituale del buddismo tibetano, ha festeggiato il suo 82mo compleanno. I festeggiamenti si sono svolti il 6 luglio sulle sponde del lago Pangong (conosciuto in Cina con il nome di “Bangong”) a Ladakh, in Jammu e Kashmir, al confine tra India e Cina. Per l’occasione, le autorità di Delhi hanno permesso al governo tibetano in esilio, che ha sede a Dharamshala in Himachal Pradesh, di recarsi nel vicino Stato indiano. La Cina, che da anni accusa il Dalai Lama di essere un “lupo vestito da monaco” e di tramare in segreto per l’indipendenza del Tibet, ha espresso grande disappunto per questa concessione. In un articolo apparso oggi sul Global Times, quotidiano del Partito comunista cinese, si afferma: “Delhi non può permettersi di complicare le relazioni bilaterali tra India e Cina”.
L’ira cinese è dovuta ad un gesto considerato come un affronto. In occasione dei festeggiamenti per il loro leader, sulla battigia del lago sventolavano le bandiere del Tibet. Sul Global Times si legge che “la bandiera nazionale tibetana, simbolo a favore dell’indipendenza adottato dal governo tibetano in esilio, è stata srotolata sulle coste del lago Bangong”. “La tempistica di questo innalzamento della bandiera sul territorio indiano – continua l’articolo – è stata la scintilla di ampie speculazioni sul fatto che le autorità indiane potrebbero aver istigato l’attività politica dei separatisti tibetani per fare pressioni sulla Cina. Anche se il coinvolgimento di New Delhi non è chiaro, noi speriamo che non mandi alcun segnale di approvazione”.
La posizione di Pechino non è nuova: dal suo esilio in India nel 1959, Tenzin Gyatso, 14mo Dalai Lama, è nel mirino della propaganda comunista. Le celebrazioni in suo onore, così come i viaggi spirituali in altri Paesi, sono sempre osteggiate dai leader cinesi, che tentano di impedire anche la diffusione delle notizie su Internet.
L’articolo apparso oggi lancia un’accusa pesante: “New Delhi promette in pubblico di non consentire attività politiche anti-cinesi dei tibetani in esilio sul territorio indiano. Ma da tempo utilizza la questione tibetana come carta diplomatica nei rapporti con Pechino”. Poi avverte: “L’India sopravvaluta l’influenza dei tibetani in esilio. Con l’ascesa della Cina e il Tibet che si trova in condizioni migliori, l’indipedenza dei tibetani è in contrasto con ciò che i tibetani stessi vogliono. Lo spazio di manovra dei separatisti tibetani si è in gran parte ridotto, dato che sempre più Paesi occidentali stanno snobbando il Dalai Lama. La carta del Tibet sta gradualmente perdendo il suo valore”.
La conclusione dell’articolo non lascia spazio a fraintendimenti sulla posizione della leadership cinese: “Esso ha la responsabilità di controllare i tibetani in esilio e le loro attività anti-cinesi sul suolo indiano”. Infine una velata minaccia di sanzioni economiche: “La Cina è il più grande partner commerciale per dell’India. Per quest’ultima, con una vasta porzione di popolazione che vive in povertà, la pace e le opportunità di sviluppo sono di vitale importanza. New Delhi non può permettersi di complicare le relazioni India-Cina”.