30/03/2018, 10.00
RUSSIA
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Il Consiglio interreligioso russo condanna il wahhabismo

di Vladimir Rozanskij

La decisione presa dai rappresentanti di tutte le religioni, anche dai mufti del Tatarstan e del Bashkortostan. Metropolita Ilarion: “Smascherare e rendere innocue le forze sataniche, prima ancora che possano compiere le loro azioni malvagie”. Potenziare l’istruzione religiosa nelle scuole per “rendere impossibile il fascino della predicazione estremista”.

Mosca (AsiaNews) - Il Consiglio Interreligioso di Russia, riunito lo scorso 27 marzo a Mosca, ha preso ufficialmente la decisione di chiedere alle autorità statali di dichiarare le associazioni musulmane wahhabite come estremiste, e quindi di chiuderle per legge. La risoluzione del Consiglio è stata ispirata dall’intervento del presidente dell’Amministrazione Religiosa dei musulmani del Tatarstan, il muftì Kamil Samigullin.

Il leader dei musulmani tatari ha giustificato la sua proposta affermando che “noi dobbiamo proibire questa ideologia, poiché essa diffonde l’odio reciproco tra gli uomini; le nostre leggi in realtà non condannano le ideologie, ma possono fermare le associazioni che da esse traggono ispirazione. Nel nostro Paese i wahhabiti hanno molte strutture dai profili diversi, che si evolvono e crescono in continuazione; condannando per legge il wahhabismo si potrebbe almeno complicare di molto la loro attività, soprattutto diminuendo il flusso di persone che vengono arruolate nel sottosuolo terrorista”.

Il Consiglio Interreligioso si è riunito nell’edificio della “Specializzazione dottorale ecclesiastica” del Patriarcato di Mosca, sotto la presidenza del metropolita Ilarion (Alfeev), capo del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa. Ad esso hanno preso parte diversi alti esponenti del Patriarcato stesso, come il metropolita di Kazan e del Tatarstan Feofan (Ashurkov), il capo del Dipartimento per i rapporti con la società e i mezzi d’informazione Vladimir Legojda e la direttrice del Servizio giuridico patriarcale, la badessa Ksenja (Chernega). Oltre al muftì del Tatarstan Samigullin, i musulmani erano rappresentati dal muftì del Bashkortostan (l’altra repubblica dei tatari) Muhammad Tadzhuddinov, dal rappresentante dei musulmani di Mosca, l’imam Shafig Pshikhachev e dal rettore dell’università islamica di Russia Artur Suleimanov. Erano presenti inoltre il Rabbino capo di Russia, Adolf Shayevich, diversi esponenti politici e accademici, membri delle forze dell’ordine e imprenditori impegnati nelle relazioni interconfessionali a vari livelli.

Tema principale della discussione era proprio la lotta al terrorismo e all’estremismo islamico, e la prima risoluzione assunta dal Consiglio è stata la decisione di aprire filiali dello stesso Consiglio Interreligioso in Tatarstan e nelle regioni del Caucaso settentrionale, dove più si concentra la presenza dei musulmani. Il Tatarstan è infatti la principale repubblica federale russa dove si è conservata la presenza tradizionale delle popolazioni discendenti dai tataro-mongoli che dominarono la Russia tra il XIII e il XV secolo, e si convertirono all’Islam a metà del 1300; nel Caucaso vi sono invece diversi ceppi etnici, dai ceceni agli assiri, a lungo soggetti all’influenza turco-ottomana.

Nell’intervento iniziale, il metropolita Ilarion ha ricordato che “nelle condizioni di elevata minaccia terroristica è importante il coordinamento degli sforzi delle comunità religiose. Questo riguarda soprattutto quelle regioni dove è più alto il pericolo della deriva estremistica, che va sradicata a tutti i livelli, programmando anche azioni profilattiche ad ampio raggio di tale fenomeno… dobbiamo imparare a smascherare e rendere innocue le forze sataniche, prima ancora che possano compiere le loro azioni malvagie”.

Il prelato ortodosso ha insistito sulla necessità di una “formazione religiosa integrale” per prevenire il terrorismo, che si sviluppi dalle scuole elementari fino all’università: “Dobbiamo garantire ai nostri cittadini un livello di preparazione dottrinale nelle questioni religiose, tale da rendere impossibile il fascino della predicazione estremistica sotto qualunque forma. Ogni cittadino del nostro Paese, di qualunque età, deve conoscere l’insegnamento delle religioni tradizionali, e comprendere che l’ideologia del terrorismo contraddice le fondamenta di qualunque religione”.

I membri del Consiglio hanno quindi valutato le misure di difesa antiterroristica degli edifici religiosi, che ricadono sotto la responsabilità degli organi statali e delle amministrazioni regionali. La badessa Ksenja (Chernega) ha esposto una serie di raccomandazioni formulate dal Servizio giuridico del Patriarcato, da presentare alle forze dell’ordine come progetto comune del Consiglio Interreligioso. Infine, si è deciso di istituire un’associazione teologica scientifica di formazione interreligiosa, a cui far convergere i contributi di tutti gli istituti teologici delle varie religioni del Paese, dando una rilevanza formale alle specializzazioni teologiche universitarie secondo le tre confessioni principali, ortodossa, musulmana ed ebraica.

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