25/10/2021, 08.44
RUSSIA
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I cattolici di Mosca rivogliono la loro chiesa

di Vladimir Rozanskij

Protestano contro la svendita della chiesa dei ss. Pietro e Paolo. Nel 2017 l’arcivescovado ha ottenuto la restituzione parziale del complesso. Curia accusata di voler vendere i locali laterali per pagare i propri debiti e non per riacquistare il nucleo storico del luogo di preghiera.

Mosca (AsiaNews) – I cattolici moscoviti hanno postato su Facebook una lettera aperta indirizzata all’arcivescovo Paolo Pezzi e a tutte le autorità ecclesiastiche locali,  fino al nunzio apostolico Giovanni D’Aniello, per protestare contro la svendita della chiesa dei ss. Pietro e Paolo. È la principale chiesa cattolica storica della capitale; il complesso degli edifici, usato da privati per attività commerciali, era stato richiesto dai cattolici fin dagli anni ’90, e infine è stato parzialmente restituito nel 2017. La curia di Mosca lo ha messo però in vendita per scopi non chiariti fino in fondo.

La chiesa dei ss. Pietro e Paolo si trova nel centro di Mosca, a un centinaio di metri da quella dedicata a s. Luigi dei Francesi, restituita nel 1992 alla Francia, e che ora ospita le celebrazioni di molte comunità. Con la missiva del 20 ottobre, i cattolici locali chiedono di poter tornare nei locali della chiesa storica, costruita a metà dell’800 anche grazie agli sforzi di uomini santi come il medico tedesco Friedrich Haass, per cui è in corso il processo di beatificazione, fondatore degli ospedali pubblici russi dell’epoca moderna.

Il processo di restituzione riguarda quattro edifici, che secondo le leggi russe devono essere riconsegnati ai cattolici. La decisione del 2017 ha riguardato le parti secondarie del complesso, che potevano essere vendute per ottenere l’ex edificio della chiesa vera e propria, ora di proprietà privata. La curia locale si è impegnata fin dal 2016 in una causa civile per ottenere il diritto di acquistare l’edificio principale, che si è conclusa il 2 aprile 2021, dando alla chiesa il diritto di riscattare l’intero complesso della chiesa. Da allora si rincorrono le polemiche all’interno della comunità cattolica, che accusano le autorità ecclesiastiche di voler svendere gli edifici riconquistati dopo tanti sacrifici e preghiere di tutti i parrocchiani.

Ora sta per iniziare un ulteriore processo che coinvolge l’arcivescovado cattolico moscovita, guidato da mons. Pezzi, altri funzionari della curia e la ditta assunta per la procedura di restituzione, l’accordo con la quale viene contestato dalla gerarchia cattolica della capitale. Nel frattempo i parrocchiani e i sacerdoti sono già stati ammessi in alcuni dei locali della storica chiesa moscovita, ma il rischio è di uno scandalo interno tra la curia e le ditte coinvolte nella vicenda.

L’amministratore parrocchiale, mons. Igor Kovalevskij, si è dimesso subito dopo il decreto di restituzione degli edifici, ritenendo conclusa la sua missione. Anch’egli ha pubblicato su Facebook la sua versione dei fatti, e il suo dissidio con l’arcivescovo sulle soluzioni della vicenda. Di fatto i cattolici moscoviti si sentono abbandonati, poiché le uniche due chiese ufficialmente aperte a Mosca sono quella “dei francesi” e la cattedrale dell’Immacolata Concezione “dei polacchi”, costruita nel 1914 per la comunità polacca e subito chiusa dai sovietici, poi riconquistata con fatica negli anni ’90. Esistono altre comunità cattoliche a Mosca, ma senza sedi ufficiali, confinate in case e locali privati.

L’arcivescovado ha promesso di gestire la vicenda con la massima trasparenza, ma i cattolici moscoviti ora lamentano gravi carenze d’informazione. Si parla di una vendita dei locali laterali del complesso per una somma vicina ai 5 milioni di euro, allo scopo di acquistare poi l’edificio centrale della chiesa, ma con il sospetto che tale somma venga usata per colmare i debiti generali della curia, che da anni riceve scarsi sussidi dall’estero. Il vicario generale, mons. Kirill Gorbunov, ha rilasciato dichiarazioni in difesa delle intenzioni della curia, osservando che “sulla questione serviva maggiore discrezione”.

Il problema in realtà sembra essere proprio la scarsità di informazioni da parte della curia arcivescovile, che fa nascere sospetti e commenti molto risentiti da parte dei cattolici locali, che desiderano essere coinvolti nelle decisioni sulle proprietà in discussione. La questione riguarda la piena espressione della “rinascita religiosa” dei cattolici russi, iniziata 30 anni fa con entusiasmo, e ora confinata in recinti troppo stretti per le potenzialità della comunità cattolica a Mosca, e nella Russia intera.

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