21/08/2019, 11.45
HONG KONG - CINA
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Hong Kong, appello alla riconciliazione. La Cina sequestra un impiegato del consolato britannico

di Paul Wang

L’ex segretario delle finanze, John Tsang chiede dialogo, perdono e riconciliazione fra manifestanti e governo. Il capo dell’esecutivo Carrie Lam apre al dialogo, ma rifiuta di aderire alle richieste del movimento anti-estradizione. Simon Cheng Man-kit, 28 anni, sarebbe in “detenzione amministrativa” a Shenzhen. Ieri il ministero cinese degli esteri ha detto di non sapere nulla, oggi conferma la “detenzione amministrativa”. Per la Cina, Cheng è “cinese” e sottoposto alle leggi della Cina.

Hong Kong (AsiaNews) - L’ex segretario delle finanze, John Tsang (foto 1), ha lanciato un appello perché i manifestanti e il governo possano tornare al dialogo dopo mesi di tensione a causa della legge sull’estradizione.

In un articolo pubblicato oggi sul giornale Mingpao e in un video diffuso sulla sua pagina Facebook, Tsang chiede a entrambi i fronti di essere pazienti e di non rafforzare “il legaccio di morte” che rischia di portare Hong Kong alla fine.

Tsang fa notare che la società di Hong Kong rischia di spaccarsi fra gruppi filo-governativi e anti-estradizione e ha richiamato al fatto che nel territorio “non vi è una guerra, non vi è un nemico, ma vi è solo un’unica famiglia” e nelle famiglie si esercita “perdono e riconciliazione”.

Tsang, stimato politico, è stato candidato alle elezioni del capo dell’esecutivo del 2017, vinte da Carrie Lam.

Il suo appello cade il giorno dopo che Carrie Lam (foto 2) ha aperto a una possibilità di dialogo con la società civile, ma si è rifiutata ancora una volta di dire che la legge sull’estradizione è “cancellata in modo definitivo”, e ha escluso il varo di un’inchiesta indipendente sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia e le sue collusioni con la mafia cinese, come invece è richiesto dai milioni di manifestanti di queste settimane.

A causa di ciò, il Fronte civile per i diritti umani, ha rifiutato la proposta (foto 3), accusando il capo dell’esecutivo di ricorrere ai suoi “vecchi trucchi” e mettere in atto “una trappola” per il movimento.

Il Fronte è la sigla che ha organizzato il raduno pacifico di tre giorni fa, a cui hanno partecipato oltre 1,7 milioni di persone. Il Fronte e altre organizzazioni che partecipano alle dimostrazioni esigono che alla popolazione di Hong Kong sia garantito il suffragio universale nelle elezioni parlamentari e in quelle per il capo dell’esecutivo, al presente dominate da Pechino. Tale richiesta sarebbe la garanzia che lo stile liberale di Hong Kong, espresso dal principio “Un Paese, due sistemi”, possa durare anche in futuro.

Tali richieste erano alla base del movimento “Occupy Central” nel 2014. Anche allora il governo promise di continuare il dialogo, ma non è stato prodotto nulla di fatto.

Intanto crea preoccupazione la notizia che la polizia cinese avrebbe sequestrato un impiegato del consolato britannico ad Hong Kong, in viaggio a Shenzhen per un incontro di tipo economico.

Simon Cheng Man-kit, 28 anni (foto 4), impiegato al consolato britannico, nell’ufficio per il commercio scozzese, è andato l’8 agosto scorso a Shenzhen. Il giorno dopo stava ritornando sul treno che da Shenzhen va ad Hong Kong e non si sa più nulla di lui.

La sua ragazza, Li, afferma che dal treno, Cheng gli ha inviato un messaggio in cui le comunicava che stava per passare il controllo dell’immigrazione, custodito da poliziotti della Cina popolare e le ha chiesto di pregare per lui.

Il portavoce del ministero cinese degli esteri, Geng Shuang, ha detto di non sapere nulla del caso. La ragazza di Cheng ha dichiarato che il Dipartimento per l’immigrazione di Hong Kong ha informato la famiglia che il giovane è in “detenzione amministrativa”.

Durante quest’ultimo periodo, ai passaggi alla frontiera fra Hong Kong e Cina vi sono controlli molto stretti. La polizia ferma ogni passeggero e verifica indirizzi e foto dei cellulari, per scoprire se l’indagato ha qualche legame con il movimento anti-estradizione, che il governo cinese ha bollato come “terrorismo”.

Stamane, il ministero cinese degli esteri ha confermato che Cheng è in “detenzione amministrativa” per 15 giorni. Esso ha anche precisato che ““questo impiegato è un cittadino di Hong Kong e non britannico, che è come dire che è un cittadino cinese”, sottomesso dunque alle leggi cinesi.

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