Hanoi rilascia la dissidente e blogger cattolica Maria Ta Phong Tan
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - La dissidente e blogger cattolica vietnamita Maria Ta Phong Tan è stata rilasciata nei giorni scorsi dalla prigione e nella giornata di ieri è arrivata negli Stati Uniti. A confermarlo è lo stesso Dipartimento di Stato americano, il quale precisa che è stata la donna “a decidere di viaggiare negli Stati Uniti poco dopo essere uscita dal carcere”. Una fonte ufficiale di Washington aggiunge che il governo “accoglie con favore la decisione delle autorità vietnamite di rilasciare Tan”.
La 47enne Tan ha trascorso tre dei 10 anni di prigione cui era stata condannata dalle autorità vietnamite per attività contro lo Stato, in relazione con il suo blog Cong Ly v Su That (Giustizia e Verità). Lo spazio era dedicato agli “abusi ai diritti umani e alla corruzione fra i funzionari di polizia e all’interno del sistema giudiziario”.
Attivisti e gruppi pro-diritti umani affermano che il Vietnam con queste liberazioni una tantum di dissidenti “si crea un alone di progresso in tema di diritti umani, mentre in realtà si rafforza il controllo politico”.
Maria Ta Phong Tan è un membro della Associazione giornalisti indipendenti del Vietnam (Ijavn) e ha promosso campagne online a difesa dell’integrità territoriale del Vietnam nel mar Cinese meridionale. L’attivista ha inoltre lanciato iniziative a difesa dei diritti umani e della democrazia nel Paese.
È stata arrestata insieme al fondatore di Ijavn, il giornalista Nguyen Van Hai (rilasciato circa un anno fa e anch’egli trasferitosi negli Usa) meglio noto con il nome di Dieu Cay, e altri attivisti e blogger. Già in passato i suoi familiari avevano denunciato minacce e terrorismo psicologico cui era sottoposta la donna in prigione dalle sue stesse compagne di cella. Le altre detenute erano solite inoltre scagliare maledizioni contro la madre di Maria, Dang Thi Kim Lieng, che si è immolata tre anni fa per protestare contro le accuse alla figlia.
Da tempo in Vietnam è in atto una campagna durissima del governo contro dissidenti, blogger, leader religiosi (fra cui buddisti), attivisti cattolici o intere comunità come successo nel 2013 nella diocesi di Vinh, dove media e governo hanno promosso una campagna diffamatoria e attacchi mirati contro vescovo e fedeli. La repressione colpisce anche singoli individui, colpevoli di rivendicare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto dei diritti civili dei cittadini.
Secondo il movimento attivista internazionale Human Rights Watch (Hrw) al momento vi sono fra i 150 e i 200 blogger e attivisti rinchiusi nelle carceri vietnamite, con la sola colpa di aver voluto esercitare (e difendere) diritti umani fondamentali.