Hai Phong: vescovo e cattolici contro l’esproprio dei terreni della “famiglia coraggio”
di Emily Nguyen
Peter Doan Vuon e i parenti si sono opposti al sequestro dei terreni e delle attività, che detenevano dal 1993. Il governo, in modo arbitrario, ha ordinato il sequestro e inviato i militari in zona. In risposta, essi hanno difeso con le armi – senza uccidere o ferire – i propri beni. Leader politici e semplici cittadini solidarizzano con l’uomo, considerato un eroe.
Hanoi (AsiaNews) – Il vescovo di Hai Phong e la comunità cattolica locale si stringono attorno a Peter Doan Vuon e alla sua famiglia, arrestati dalle autorità perché si sono opposti all’esproprio forzato dei terreni e della loro attività, avviata dopo anni di lavoro e sacrifici. Egli era diventato famoso in tutto il Vietnam perché, nei giorni scorsi, aveva respinto una retata dei militari contro la sua proprietà a colpi di pistola e bombe a mano. Si trattava di colpi “intimidatori”, perché nessuno dei proiettili è andato a segno e non risultano feriti fra i militari. In risposta, le forze dell’ordine lo hanno arrestato assieme ai parenti e – secondo gli ultimi sviluppi appena filtrati – funzionari locali hanno provveduto a demolire la casa di Peter “per vendetta” con l’uso di bulldozer.
In una lettera inviata a p. J.B. Ngo Ngoc Chuan, della parrocchia di Suy Neo, zona di origine della famiglia Doan Vuon, mons. Joseph Vu Van Thien ha espresso “umana preoccupazione” per Peter e i parenti, testimoniandogli la vicinanza della Chiesa locale. Il vescovo di Hai Phong, diocesi sulla costa nel nord del Vietnam, ha inoltre chiesto ai fedeli di “offrire sostegno e preghiere”, invitando al contempo le autorità a “trattare la vicenda in modo giusto”, tutelando i “diritti legittimi”, le proprietà e l’onore in vista dell’arrivo del capodanno vietnamita (il nuovo Anno Lunare).
La vicenda che ha visto protagonista – suo malgrado – la famiglia di Doan Vuon è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di scontri fra autorità e cittadini, fra governo e Chiesa cattolica, per il possesso di terreni e la proprietà di edifici o attività commerciali. In questo caso la diatriba ruota attorno ai 40 ettari di terra che Peter ha ottenuto nel 1993 dietro concessione governativa; nel corso degli anni, grazie al suo lavoro, ha trasformato paludi e acquitrini in un’azienda ittica. Nel 2009, quando cominciavano ad arrivare i primi guadagni, le autorità in modo del tutto arbitrario hanno deciso di rivendicare i diritti sulla zona; dopo una lunga battaglia, il 24 novembre scorso l’amministrazione ha emanato un ultimatum, in cui imponeva alla famiglia di abbandonare terre e attività.
Invece di piegare il capo all’abuso dell’autorità, Peter e i familiari hanno deciso di reagire e difendere i propri beni: il 5 gennaio un gruppo di militari si è avvicinato all’area per applicare il decreto di esproprio. Tuttavia, i soldati sono stati “accolti” da una selva di colpi: proiettili e bombe a mano che non intendevano uccidere, ma impedire l’accesso all’interno della residenza. Infatti, lo scontro non ha fatto registrare morti o feriti; a distanza di qualche giorno, le forze dell’ordine hanno compiuto una nuova irruzione, arrestando i membri della famiglia.
Non è bastata, infatti, la solidarietà mostrata da moltissimi vietnamiti, dalla comunità cattolica, da personalità di primo piano quali l’ex presidente, membri dell’esecutivo, intellettuali e ufficiali dell’esercito, stupiti dal coraggio e dalla voglia di difendere il proprio lavoro dei Doan Vuon. L’attuale Primo Ministro Nguyen Tan Dung ha infatti firmato un documento in cui intimava alle autorità locali di “annientare chi si oppone all’applicazione della legge” e di “garantire la sicurezza delle forze dell’odine e di quanti combattono il crimine”.
In una lettera inviata a p. J.B. Ngo Ngoc Chuan, della parrocchia di Suy Neo, zona di origine della famiglia Doan Vuon, mons. Joseph Vu Van Thien ha espresso “umana preoccupazione” per Peter e i parenti, testimoniandogli la vicinanza della Chiesa locale. Il vescovo di Hai Phong, diocesi sulla costa nel nord del Vietnam, ha inoltre chiesto ai fedeli di “offrire sostegno e preghiere”, invitando al contempo le autorità a “trattare la vicenda in modo giusto”, tutelando i “diritti legittimi”, le proprietà e l’onore in vista dell’arrivo del capodanno vietnamita (il nuovo Anno Lunare).
La vicenda che ha visto protagonista – suo malgrado – la famiglia di Doan Vuon è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di scontri fra autorità e cittadini, fra governo e Chiesa cattolica, per il possesso di terreni e la proprietà di edifici o attività commerciali. In questo caso la diatriba ruota attorno ai 40 ettari di terra che Peter ha ottenuto nel 1993 dietro concessione governativa; nel corso degli anni, grazie al suo lavoro, ha trasformato paludi e acquitrini in un’azienda ittica. Nel 2009, quando cominciavano ad arrivare i primi guadagni, le autorità in modo del tutto arbitrario hanno deciso di rivendicare i diritti sulla zona; dopo una lunga battaglia, il 24 novembre scorso l’amministrazione ha emanato un ultimatum, in cui imponeva alla famiglia di abbandonare terre e attività.
Invece di piegare il capo all’abuso dell’autorità, Peter e i familiari hanno deciso di reagire e difendere i propri beni: il 5 gennaio un gruppo di militari si è avvicinato all’area per applicare il decreto di esproprio. Tuttavia, i soldati sono stati “accolti” da una selva di colpi: proiettili e bombe a mano che non intendevano uccidere, ma impedire l’accesso all’interno della residenza. Infatti, lo scontro non ha fatto registrare morti o feriti; a distanza di qualche giorno, le forze dell’ordine hanno compiuto una nuova irruzione, arrestando i membri della famiglia.
Non è bastata, infatti, la solidarietà mostrata da moltissimi vietnamiti, dalla comunità cattolica, da personalità di primo piano quali l’ex presidente, membri dell’esecutivo, intellettuali e ufficiali dell’esercito, stupiti dal coraggio e dalla voglia di difendere il proprio lavoro dei Doan Vuon. L’attuale Primo Ministro Nguyen Tan Dung ha infatti firmato un documento in cui intimava alle autorità locali di “annientare chi si oppone all’applicazione della legge” e di “garantire la sicurezza delle forze dell’odine e di quanti combattono il crimine”.
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