08/04/2010, 00.00
CINA
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Gao Zhisheng annuncia: Non posso più combattere contro Pechino

Riapparso ieri nella capitale, il noto avvocato cinese dice di non avere più la forza di proseguire e chiede di potersi riunire con la sua famiglia, ora negli Stati Uniti. Mistero sulla sua attuale condizione.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il noto avvocato e dissidente cristiano Gao Zhisheng ha annunciato di voler rinunciare alla lotta contro il regime cinese, perché “non ha più la forza di proseguire” e vuole riunirsi con la sua famiglia, che al momento si trova negli Stati Uniti. La dichiarazione è stata resa da Gao a un giornalista dell’Associated Press, che sostiene di averlo incontrato in una sala da tè di Pechino. Negli ultimi tempi se ne erano perse le tracce, tanto che molti iniziavano a pensare che fosse morto sotto il controllo della polizia.
 
Gao ha detto di sapere che la sua decisione “provocherà disappunto in molte persone”, ma ha aggiunto di volere “il controllo almeno relativo” della propria vita: “Non ho la possibilità di continuare in questa lotta. Ma la cosa principale, per la quale rinuncio a combattere, è l’amore per la mia famiglia. Spero di potermi riunire a loro: i miei figli hanno bisogno di me, tanto più ora che stanno crescendo. Sono le persone a cui tengo di più, e ora siamo come un aquilone con il filo rotto”.
 
Gao, avvocato cristiano di 44 anni, una volta era un avvocato modello del Partito comunista. Negli anni è divenuto un attivista per i diritti umani: ha difeso cristiani, uiguri, membri del Falun Gong e altre vittime di soprusi. Nel 2006 era stato condannato a tre anni di prigione, ma la sentenza era stata sospesa. Da allora aveva vissuto agli arresti domiciliari fino al febbraio 2009, quando la polizia lo ha portato via. Dopo un lungo periodo di silenzio, è riapparso il 28 marzo scorso; in una telefonata ai giornalisti, aveva detto di essere nel nord del Paese.
 
All’incontro di ieri l’avvocato è apparso molto dimagrito, e non è chiaro se sia ancora sotto il controllo della polizia o persino agli arresti domiciliari. In ogni caso, il suo incontro con un giornalista non cinese è stato quasi sicuramente approvato dalle autorità. Oltre all’intervista, Gao ha parlato con il pastore protestante Bob Fu, presidente del gruppo internazionale China Aid, che aveva lanciato lo scorso anno una campagna per la sua liberazione.
 
Secondo Fu, che combatte da anni per i diritti umani in Cina, “Gao non è ancora libero di parlare o muoversi liberamente. Ma secondo il diritto internazionale e le leggi cinesi, se non ha violato alcuna norma durante la detenzione, ora è libero di riunirsi alla sua famiglia in piena libertà. dobbiamo chiedere a Pechino di permettergli di partire”.
 
 
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