12/09/2019, 09.56
IRAN
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Funzionari Fifa in Iran dopo la morte della ragazza simbolo della lotta per gli stadi aperti

La visita già programmata nel quadro dei lavori preparatori per i match di qualificazione ai mondiali. Resta alta la tensione in seguito alla morte di Sahar Khodayari. La ragazza è deceduta dopo essersi data fuoco davanti al tribunale. Era a processo per aver violato il bando delle donne negli stadi. 

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Nelle prossime due settimane alcuni funzionari della Fifa, l’ente mondiale che governa il mondo del calcio, effettueranno una visita ufficiale in Iran nel contesto dei lavori di preparazione ai match di qualificazione ai mondiali della nazionale. L’annuncio giunge all’indomani della morte di Sahar Khodayari, meglio nota come “Blue girl” per i colori della squadra di cui era tifosa, l’Esteghlal. La giovane è deceduta in ospedale il 10 settembre scorso dopo essersi data fuoco all’esterno del tribunale, dove era a processo per essersi travestita da uomo per entrare allo stadio e assistere a una partita.

Fonti della Fifa precisano che non vi sono legami fra la morte di Khodayari e la visita dei funzionari nella Repubblica islamica, in programma da tempo nel contesto dei lavori preparatori. La prossima partita è in programma il 10 ottobre a Teheran e vedrà opposte la compagine locale contro la Cambogia. Al contempo, essi inviano le condoglianze alla famiglia e rilanciano l’appello alle autorità perché garantiscano “libertà e sicurezza” alle donne nella loro “legittima battaglia” per contrastare il bando alle donne. Per decenni, a partire dalla rivoluzione islamica del 1979, il regime degli ayatollah ha imposto il bando completo delle donne agli eventi sportivi in cui competono uomini. Alcune parziali eccezioni erano riservate alle straniere, ma si trattava di permessi occasionali e limitati.

Sotto la lente degli osservatori internazionali le misure predisposte dalle autorità iraniane e dalla Federcalcio locale per permettere l’ingresso delle donne allo stadio. Già in passato il presidente della Fifa Gianni Infantino si era rivolto di persona al governo iraniano, invocando “passi concreti” in un’ottica di maggiore libertà e diritti. Tuttavia, a dispetto delle comunicazioni ufficiali, è difficile slegare l’attenzione dei vertici della Fifa sull’Iran dagli ultimi, terribili fatti di cronaca. Del resto ha fatto il giro del mondo la notizia della morte di Sahar Khodayari, in prima fila nella lotta per diritti e libertà delle donne, partendo proprio dalla possibilità di accedere libere e senza restrizioni agli impianti sportivi per assistere a partite o competizioni di uomini.

Khodayari era stata fermata lo scorso 12 marzo allo stadio Azadi di Teheran, dove era entrata travestita da uomo per assistere alla partita della squadra del cuore, l’Estghlal. Scoperta a causa di un selfie inviato alla sorella, la giovane è stata arrestata e condotta nel carcere femminile di Gharchak Varamin, a sud della capitale. Rilasciata dietro cauzione, il primo settembre scorso si è recata in procura per riavere il cellulare. I giudici le hanno comunicato che avrebbe dovuto scontare una condanna a sei mesi per oltraggio al pudore. Atterrita, si è cosparsa di benzina e si è data fuoco procurandosi ustioni di terzo grado nel 90 per cento del corpo.

“Questa tragedia insensata - afferma Hadi Ghaemi, direttore esecutivo del Center for Human Rights in Iran (Chri) - dovrebbe essere un momento di svolta per il governo iraniano, che ignora gli appelli del suo popolo per la cancellazione di un bando discriminatorio”. E che ora, aggiunge, si trova “a fronteggiare il costo umano di queste politiche”, mentre alla Fifa spetta il compito di lottare contro queste politiche in violazione ai diritti umani di base. 

Nel frattempo le autorità iraniane hanno imposto il bando sulla vicenda, che viene seguita con attenzione dai principali media internazionali. Fra le voci critiche vi è anche quella dell’ex capo della Federazione calcistica iraniana (dal 1994 al 1997) Dariush Mostafavi, che accusa le autorità e i vertici della magistratura di aver inquisito senza alcun senso Khodayari e di aver danneggiato l’immagine del Paese a livello internazionale.

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