31/07/2013, 00.00
CINA
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Fujian, esplode fabbrica di paraxilene. Ma per il governo sono “posti sicuri”

L’industria doveva sorgere a Xiamen, ma le proteste popolari l’hanno spinta nei pressi di Zhangzhou. E ieri è saltata in aria. Nello stesso tempo appare un articolo sul Quotidiano del Popolo che elogia la produzione di paraxilene per frenare le manifestazioni (sempre più frequenti) contro gli espropri e l’inquinamento.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Nel giorno in cui il Quotidiano del Popolo pubblica un articolo sulla sicurezza delle industrie di paraxilene in Cina, una di queste esplode nella provincia orientale del Fujian. Anche se lo scoppio non ha prodotto vittime o fughe di materiale tossico, ha rilanciato l'allarme per la sicurezza ambientale e per le minacce all'ecologia nazionale rappresentate da queste fabbriche.

Secondo il governo municipale di Zhangzhou, lo scoppio è avvenuto alle 4.30 del mattino dopo che l'idrogeno impiegato per un test di pressione è uscito dalla condotta di sicurezza. La fabbrica è di proprietà della Dragon Aromatics, che ha lanciato la produzione di paraxilene - necessario per fare il poliestere - lo scorso mese: lo stoccaggio iniziale previsto era di 800mila tonnellate.

Un residente del villaggio di Xingzai, a 1 chilometro dalla fabbrica, sostiene che lo scoppio ha distrutto le finestre e crepato i muri della sua nuova casa. Le fiamme, alte più di 50 metri secondo alcuni testimoni oculari, sono state domate in poco tempo dai pompieri: inoltre, non si sono verificate fughe tossiche.

L'esplosione è coincisa con la pubblicazione di un articolo sul Quotidiano del Popolo - organo ufficiale del Partito comunista cinese - che difende proprio la produzione di paraxilene. Li Junfa, capo ingegnere della China National Petroleum and Chemical Planning Institute, dice al giornale: "Non si sono verificati grandi incidenti in quel tipo di produzione dal 1985, anno in cui è iniziata. Più di 10 industrie di paraxilene funzionano in maniera corretta in tutta la Cina".

Il tentativo era quello di convincere la popolazione a smetterla con le proteste di piazza contro la costruzione di fabbriche inquinanti e pericolose per la salute. Negli ultimi mesi, infatti, da Chengdu a Kunming si sono verificate proteste - sfociate anche nella violenza - che hanno visto contrapporsi decine di migliaia di residenti e la pubblica autorità. Stanchi di terreni espropriati e inquinamento, i cinesi cercano in ogni modo di fermare le nuove industrie. La stessa fabbrica esplosa ieri era stata prevista a Xiamen, e dislocata solo dopo le massicce proteste dei locali.

 

 

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