Fra continue scosse, l’opera dei cattolici per i terremotati Shan
A due mesi dal sisma la situazione è ancora critica. La stagione delle piogge e la scarsa forza lavoro ostacolano la ricostruzione. I volontari forniscono aiuto psicologico, assistenza medica e hanno elaborato piani di ricostruzione. Il governo collabora con le Ong, ma servono fondi e sostegno per completare le opere di lungo periodo.
Yangon (AsiaNews) – Scosse di assestamento, la stagione delle piogge e la mancanza di forza lavoro ostacolano l’opera di assistenza delle popolazioni birmane dello stato Shan, colpite due mesi fa da un terremoto. Nell’area è attiva la sezione locale della Caritas, fra le prime a intervenire nell’emergenza e pronta ad avviare un programma di ricostruzione nel lungo periodo. Il direttore p. Stephen Ano sottolinea ad AsiaNews che servono “aiuti economici” per portare a compimento tutti i progetti elaborati e, ancora oggi, mancano “cibo e acqua”. Tuttavia, a differenza del passato, il governo centrale collabora con Ong e gruppi di volontari che hanno accesso alle aree terremotate.
Un sisma di magnitudo 6,8 ha colpito il 24 marzo scorso diverse aree dello stato Shan, in Myanmar, lungo il confine con Thailandia e Laos. Il terremoto ha causato almeno 75 morti e centinaia di feriti, migliaia gli sfollati. Dalla prima scossa, ne sono susseguite almeno altre 200 di assestamento, alcune delle quali hanno raggiunto il 4 grado della scala Richter.
La Karuna Kengtung Social Service (Kkss, la Caritas locale), organizzazione cattolica attiva in Myanmar, è la prima Ong ad aver predisposto interventi di prima necessità e “recupero” per i terremotati. Alla prima fase, ne seguirà una seconda di lungo periodo che si concentra sulla “riabilitazione” degli oltre 15mila sfollati, che partirà nei prossimi giorni. Finora il costo degli interventi ha raggiunto quota 200mila dollari, di cui solo 90mila coperti da donazioni e aiuti. Il budget totale di spesa sfiora quota 390mila dollari.
Intanto gli operatori di Kkss hanno elaborato un documento in cui si fa il punto della situazione: i maggiori ostacoli derivano dalle continue scosse, dalla mancanza di forza lavoro e dalle intemperie del clima, caratterizzato da forti piogge e vento. Nel frattempo la Caritas ha assistito 780 famiglie e oltre 3.600 persone fornendo cibo, cure mediche grazie a una clinica mobile che ha raggiunto più di mille persone, generi di prima necessità. Rispetto ad altre emergenze, vedi ciclone Nargis nel maggio 2008, il governo non ha imposto una rigida censura, accogliendo aiuti esterni e favorendo un rapporto di collaborazione. Fra le maggiori urgenze, la ricostruzione della rete idrica di alcuni villaggi. Il lavoro dei volontari cattolici ha permesso la sistemazione di cinque impianti distrutti e di uno danneggiato, ma ne restano altri sei da ripristinare.
Il Kkss ha fornito materiale edile per la costruzione di centri per bambini e luoghi di culto provvisori. In vista dell’apertura dell’anno scolastico, prevista a giugno, bisogna ancora provvedere alla risistemazione di tutte le scuole; un compito assunto dal governo centrale, ma molti presidi chiedono aiuto all’associazione cattolica per il materiale di base, fra cui banchi, sedie e libri di testo. A questo si aggiunge il sostegno psicologico alle popolazioni terremotate, grazie al lavoro di sei sacerdoti e alle cure pastorali del vescovo di Kengtun, mons. Peter Louis, che ha visitato quattro volte la zona e confortato i fedeli.
P. Stephen Ano, direttore di Kkss, riferisce ad AsiaNews che “al momento abbiamo bisogno di aiuti economici per la ricostruzione delle case crollate o danneggiate dal sisma”. Il sacerdote aggiunge che è “necessario garantire cibo” agli sfollati e alcuni generi di base. Alle esigenze materiali, p. Stephen ha affiancato una serie di attività quali la proiezione di film, i giochi per bambini, gare sportive e lezioni musicali, grazie all’acquisto di strumenti.(DS)
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