Due persone uccise a Miytkyina; raid notturni a Yangon
Le due vittime colpite alla testa con armi da fuoco. La polizia sparava granate stordenti e proiettili di gas lacrimogeno. Oltre a Miytkiyna, quest’oggi vi sono state manifestazioni a Yangon, Mandalay, Dawei, Monywa. Chiese, moschee, monasteri hanno subito raid e perquisizioni. Oltre 600 poliziotti hanno abbandonato le armi per aderire alla campagna di disobbedienza civile. Funerali di Khin Maung Latt, collaboratore di Aung San Suu Kyi. E’ morto in prigione e con ogni probabilità è stato torturato.
Yangon (AsiaNews) – Due persone sono state uccise stamattina a Miytkyina, la capitale dello Stato Kachin, nell’estremo nord. Testimoni affermano che essi stavano prendendo parte a una protesta, quando la polizia ha sparato granate stordenti e proiettili di gas lacrimogeno. Diverse persone sono rimaste ferite da armi da fuoco. I due morti sono stati colpiti alla testa con proiettili, secondo uno stile sempre più diffuso fra le forze di sicurezza.
Miytkyina è uno dei capisaldi della resistenza all’esercito e da oltre un mese vi sono manifestazioni che domandano la fine del colpo di Stato militare e la liberazione dei prigionieri politici.
Miytkyina è anche la città dove vive suor Ann Rosa Nu Tawng, la religiosa che si era inginocchiata davanti ai soldati supplicandoli di non sparare sui dimostranti e di difendere la popolazione. Anche oggi la suora sarebbe andata a inginocchiarsi davanti ad alcuni militari (v. foto).
Secondo diverse testimonianze, nel timore che le comunità religiose diano rifugio ad attivisti democratici, in questi giorni varie chiese, moschee e monasteri hanno subito raid e perquisizioni.
Quest’oggi vi sono state manifestazioni a Yangon, Mandalay, Dawei, Monywa. Centri commerciali, fabbriche, negozi, banche erano chiuse nella capitale economica a causa del movimento di disobbedienza civile, un fatto che sta frustrando la giunta, che assiste a un deciso affaticamento dell’economia.
A Yangon, ieri notte i soldati hanno terrorizzato diversi quartieri sparando colpi in aria e penetrando nelle case per compiere arresti arbitrari. La giunta ha anche minacciato il licenziamento a tutti gli impiegati statali che scendono in sciopero.
Quest’oggi, la giunta ha diffuso una dichiarazione in cui afferma di aver arrestato 41 persone ieri.
Secondo organizzazioni per i diritti umani, sarebbero già 2mila le persone in carcere a causa della loro opposizione al colpo di Stato.
Ieri vi sono stati i funerali Khin Maung Latt (foto 4), il manager per la campagna del partito di Aung San Suu kyi, la Lega nazionale per la democrazia, che ha mietuto una strepitosa vittoria alle elezioni di novembre scorso, sconfessate dai militari. Secondo alcuni testimoni, in prigione Khin sarebbe stato torturato in modo severo, a giudicare dalle ferite che presentava alla testa e al petto. La polizia a Pamedan, dove Khin è stato arrestato, ha rifiutato di commentare.
Mentre cresce la violenza delle forze di sicurezza, cresce anche il numero di coloro che abbandonano le armi per raggiungere il movimento di disobbedienza civile. Secondo un ufficiale di Naypyidaw, citato da Irrawaddy (5 marzo), più di 600 ufficiali di polizia, da diversi settori, si sono dimessi per resistere al regime militare.