29/10/2019, 15.14
FILIPPINE-INDONESIA-MALAYSIA
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Dopo la morte di al-Baghdadi, resta alto il pericolo Daesh nel Sud-est asiatico

Il leader dello Stato islamico è morto tre giorni fa durante un’operazione dell’esercito Usa. Nella regione vi sono più di 100 reti jihadiste che gli avevano giurato fedeltà. Le forze di sicurezza di Filippine, Indonesia e Malaysia sono pronte a rispondere alle rappresaglie.

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – I Paesi del Sud-est asiatico che combattono l'influenza dello Stato islamico (Si) nella regione esultano per l'uccisione di Abu Bakr al-Baghdadi, ma le forze di sicurezza si preparano ad una lunga battaglia per contrastare l'ideologia del gruppo jihadista. Le Filippine, l'Indonesia e la Malaysia – dove operano alcuni dei gruppi militanti islamisti più organizzati d'Asia – ieri si sono dichiarate pronte ad affrontare ritorsioni da parte dei miliziani fedeli allo Si. Tra queste vi sono i probabili attacchi di cosiddetti “lupi solitari”, radicalizzati dalla potente propaganda online del gruppo.

Il Sud-est asiatico è da tempo al centro delle mire espansioniste del terrorismo islamico. Nella regione vi sono più di 100 reti jihadiste che hanno giurato fedeltà ad al-Baghdadi. Il sedicente califfo era una figura centrale nel panorama del terrorismo internazionale, in grado di attirare decine di migliaia di estremisti da diverse parti del mondo. Secondo analisti, la sua dipartita decentralizzerà ulteriormente lo Si – in relativo declino nel Medio Oriente – e spingerà le “province” a riorganizzarsi da sole. Filippine, Indonesia e Malaysia temono che sostenitori locali insieme a quanti fuggono da Iraq e Siria possano sfruttare i confini porosi, l'illegalità e le abbondanti armi per rifugiarsi nei remoti villaggi della regione.

Le Filippine sono l’unico Paese nel Sud-est asiatico dove cellule e gruppi fedeli allo Si possono controllare fisicamente il territorio o acquisire esperienza militare. Diversi gruppi estremisti con sede nell’isola di Mindanao (nel sud del Paese) operano in nome dello Si sin dal 2014. Il gruppo Maute, dal nome della famiglia che lo ha fondato, ha assediato la città di Marawi nel maggio 2017, causando oltre 1.000 vittime e segnando l'ingresso nelle Filippine dell'ideologia dello Si. Delfin Lorenzana, segretario alla Difesa di Manila, ieri ha dichiarato che nonostante la morte del capo, lo Si resta capace e pericoloso. “Questo è un duro colpo per loro, a causa della statura di al-Baghdadi come leader. Tuttavia è solo una battuta d'arresto momentanea, considerando la profondità e la portata dell'organizzazione in tutto il mondo. Qualcuno prenderà il suo posto”.

L'Indonesia, il Paese islamico più popoloso al mondo, è alle prese con una crescente militanza islamista. Le autorità ritengono che migliaia di indonesiani traggano ispirazione dallo Stato islamico e stimano che circa 500 si siano uniti al gruppo in Siria. Dopo l’annuncio della morte di al-Baghdadi, l’intelligence indonesiana ha annunciato che adotterà un approccio attendista ma continuerà a monitorare la situazione interna con attenzione. Il Com. Asep Adi Saputra, a capo dei servizi informativi della Polizia nazionale (Polri), ha dichiarato che le unità speciali Densus 88 prenderanno “precauzioni extra”. Suhardi Alius, direttore dell’Agenzia nazionale antiterrorismo (Bnpt), ha sottolineato: “Dobbiamo stare attenti poiché vi saranno conseguenze. È tutto un problema globale, a questo punto. Gli eventi che sono emersi in Medio Oriente possono avere un impatto sulla nostra situazione interna”.

Anche la sicurezza malaysiana è in stato di allerta. Ayob Khan Mydin Pitchay, a capo dell’antiterrorismo di Kuala Lumpur, afferma che ora lo Si sarà più determinato a istituire una base operativa principale nel Sud-est asiatico. “Siamo a conoscenza di piani per un califfato nella regione sin dalla caduta di Raqqa, nel 2017”, ha dichiarato Ayob. L’ufficiale ha individuato nei lupi solitari e nei militanti auto-radicalizzati la minaccia più rilevante per il Paese: “Finché l'ideologia dello Si non viene eliminata, così come i gruppi che aderiscono al jihadismo salafita, la minaccia del terrore rimarrà”.

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