26/10/2015, 00.00
CINA – SINODO
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Divorzi, solitudine e narcisismo: i mali della famiglia in Cina

All’indomani della chiusura del Sinodo sulle sfide della famiglia contemporanea, una breve analisi mostra come tale nucleo della società sia minacciato nel grande Paese asiatico da questioni molto pratiche: politiche governative contro la natalità, mancanza di lavoro nelle aree rurali, disinteresse da parte della società e persino internet. La Chiesa “non può fare molto per cambiare i dettami del governo, ma i seguaci di Cristo possono cambiare il mondo partendo da un canestro fatto in casa”.

Hong Kong (AsiaNews) – La famiglia in Cina “ha davanti tante sfide che non mettono soltanto a rischio il valore sacramentale del matrimonio, ma che possono distruggere l’intero sistema socio-economico”. L’alto tasso di divorzi e l’invecchiamento della popolazione, generato dalla legge sul figlio unico, sono sfide perentorie che minacciano il nucleo e la base della società. La Chiesa locale “non può fare molto davanti ai dettami del governo, ma piccoli gesti – come i gruppi d’ascolto e di condivisione per le coppie sposate – possono cambiare il mondo”. Di seguito una breve analisi del fenomeno apparsa sul Sunday Examiner, settimanale diocesano di Hong Kong.

Uno spiritoso giocatore e allenatore di baseball americano, Yogi Berra, una volta disse: “Se il mondo fosse perfetto, non sarebbe”. Questo ottobre [2015 ndt] i vescovi di tutto il mondo si sono riuniti in Vaticano insieme a esperti, 18 coppie sposate, 17 uditori singoli (di cui 13 donne) e delegati fraterni di altre Chiese. L’occasione era il Sinodo sulla vita familiare. È la seconda parte di un’Assemblea che si è riunita la prima volta nel 2014 con tre obiettivi: ascoltare le sfide poste alle famiglie; discernere la vocazione della famiglia; mandare nel mondo (in missione) la famiglia di oggi.

Perché un incontro di vescovi è importante per noi? È importante perché il 99,99% della Chiesa è fatto di persone che hanno una famiglia o vivono all’interno di essa. E le famiglie di oggi affrontano sfide enormi, sia che vivano nelle città che nei villaggi; che siano ricche o povere; che siano migranti, in cerca di lavoro e sicurezza, oppure in fuga dalle guerre; o che siano bloccate, senza un posto dove andare.

In alcuni posti – a causa dei trend demografici, delle politiche governative o dello sviluppo socio-economico – la gente si interroga sul significato di formare una famiglia, provvedere ai giovani o fornire cure agli anziani. E allora quali sono gli elementi vitali di un matrimonio? Si tratta di amare e prendersi cura dell’altro? Che cosa si sta facendo per nutrire questo amore in mezzo a molte richieste e distrazioni differenti? E chi si sta occupando di questo nutrimento?

“Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Romani 8,26).

Questo è il motivo per il quale, insieme allo Spirito Santo, noi siamo nel cuore del Sinodo sulla vita familiare. Abbiamo pregato affinché i partecipanti – che portano le speranze, i sogni e le attenzioni delle famiglie di tante terre – potessero parlare con libertà e con fiducia.

Papa Francesco ha esortato i suoi fratelli vescovi a chiedere allo Spirito Santo di crescere pastori “che siano in grado di stare nel mezzo del gregge” e che siano “vigili, non impauriti da domande, contatti, accompagnamento”. Speriamo di poter avere anche noi pastori che rimangano “vigili, aiutando le persone ad alzare lo sguardo nei momenti di scoraggiamento, frustrazione e fallimento”.

Un’istantanea delle famiglie in Cina

Una congregazione di religiose, note per il loro splendido lavoro a favore di bambini disabili, ha allargato il proprio ministero per prendersi cura delle relazioni matrimoniali fra i genitori di questi bambini. A causa dello stigma che per tradizione è associato a chi ha figli disabili, alcune famiglie hanno scelto di dare via o abbandonare i propri bambini. Coloro che hanno scelto di prendersene cura lo fanno con pochissimo sostegno. Le difficoltà fisiche e psicologiche che affrontano possono essere un enorme ostacolo per le relazioni domestiche.

Le religiose hanno creato gruppi di incontro dove queste coppie possono avere un poco di tempo per loro – un momento di pausa dal difficile ruolo di genitori e tutori – e sostenere le famiglie (cattoliche e non, allo stesso modo) nella loro coraggiosa decisione di scegliere la vita.

A questi ritiri molte coppie imparano per la prima volta metodi pratici per comunicare ed esprimere tenerezza l’uno verso l’altro. Gli “Incontri matrimoniali” e i gruppi “Canaa” sono altre iniziative utili che aiutano le famiglie a rinnovare la grazia del sacramento matrimoniale.

Una coppia, composta da coniugi entrambi professionisti, ha condiviso il proprio cammino di conversione familiare. In un esercizio, marito e moglie hanno disegnato ognuno per conto suo un grafico dove hanno inserito i momenti più belli e quelli più difficili del loro matrimonio: una volta comparati, sono rimasti di stucco. Gli alti e i bassi della vita familiare non erano quasi mai gli stessi, a volte divisi da distanze abissali. Eppure, i punti in sincronia hanno procurato una gioia enorme.

La Chiesa in Cina, anche grazie al sostegno di famiglie d’oltremare, sta lentamente introducendo la pastorale familiare nella formazione diocesana. E i sacerdoti e i religiosi che camminano insieme alle coppie sposate scoprono di riuscire ad approfondire anche la loro vocazione all’amore.

Le probabilità contrarie

A livello nazionale, il tasso di divorzi è circa del 30%. Il numero si alza nelle aree urbane: a Pechino è del 39%, a Shanghai del 38%, a Shenzhen del 36,25% e a Guangzhou del 35%. Il divorzio è più raro nelle aree rurali, circa il 12%. Tuttavia vi sono moltissime coppie che vivono separate: uno dei coniugi cerca lavori pagati meglio nelle città, e le famiglie rurali ne pagano il prezzo.

I cattolici non sono immuni da questo fenomeno. Coloro che operano nella pastorale citano fattori come immaturità, ignoranza rispetto alla sacralità del matrimonio, mancanza di adeguata formazione pre-matrimoniale, distrazioni che nascono da internet e relazioni extra-coniugali.

Nel 1980 il governo ha poi imposto la politica del figlio unico, attraverso aborti forzati e sterilizzazioni. Oggi, se si chiede a un giovane se voglia o meno un fratello o una sorella, di norma risponde: “Non li voglio, perché se li avessi dovrei condividere con loro. Sarebbe difficile avere una buona istruzione”. Oppure: “Voglio un fratello o una sorella perché essere figlio unico porta tanta solitudine. Voglio qualcuno con cui giocare”.

Narcisismo e solitudine profonda sembrano pervadere le generazioni più giovani. Forse questi fattori sono le radici di altri problemi sociali. Anche perché minori nascite significa una società sempre più anziana, con sempre meno lavoratori attivi e un’economia destinata a rallentare. Alcuni stimano che in 10/15 anni il governo finirà i soldi per pagare le pensioni e le cure mediche per gli anziani.

Da qualche tempo il governo ha rilassato la sua politica sulla popolazione, permettendo alle coppie di avere un secondo figlio se entrambi sono figli unici. Ma ad oggi non molte coppie hanno accettato l’offerta.

La Chiesa e la famiglia non hanno il potere di cambiare gli editti del governo. Ma i seguaci di Cristo hanno il potere di curare i malati, pulire coloro che sono sporchi e ridare dignità alla vita. Le Scritture ci insegnano che la redenzione di un popolo può iniziare con un canestro fatto in casa e i gesti di tre donne (Esodo, 2). 

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