Disabili, religiosi e laici: il Papa e la "pastorale della compassione"
Seoul (AsiaNews) - Un pomeriggio incentrato sulla carita' e sul rispetto di coloro che soffrono, con una particolare attenzione per i disabili e gli anziani. E' con questa formula, semplice ma estremamente efficace, che papa Francesco ha mostrato alla Corea - e all'intera Asia orientale - il rispetto e l'amore della Chiesa cattolica nei confronti di chi soffre. Il pontefice ha usato il "Villaggio dei fiori" di Kkottongnae per lanciare un messaggio al continente: i malati, i bambini non nati, coloro che soffrono di malformazioni sono i suoi figli piu' amati. Baciandoli e benedicendoli uno per uno, giocando e scambiando una parola con ognuno di loro, Francesco ha lasciato un segno nella societa' coreana.
Il pomeriggio e' denso di appuntamenti, dopo che questa mattina il Papa ha beatificato i 124 martiri coreani davanti a 1 milione di persone nel centro di Seoul. Da li', dopo un breve riposo in Nunziatura, Francesco si e' recato in elicottero a Kkottongnae - a circa 120 chilometri di distanza - per incontrare prima i sofferenti, poi le comunita' religiose maschili e femminili e infine i laici, definiti una realta' "sempre fiorente, un fiore che rimane" con riferimento proprio alla beatificazione di questa mattina. Fra i 124 nuovi beati, infatti, vi e' solo un sacerdote: il cinese Giacomo Zhou.
Ai circa 150 laici presenti all'incontro, il Papa ha voluto ricordare che "la fecondità della fede si esprime in solidarietà concreta nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, senza alcun riguardo alla loro cultura e allo stato sociale". Ma allo stesso modo ha volute sottolineare che questo impegno "non si esaurisce con l'assistenza caritativa, ma deve estendersi anche ad un impegno per la crescita umana. Non solo l'assistenza, ma anche lo sviluppo della persona. Assistere i poveri è cosa buona e necessaria, ma non è sufficiente. Vi incoraggio a moltiplicare i vostri sforzi nell'ambito della promozione umana, cosicché ogni uomo e ogni donna possa conoscere la gioia che deriva dalla dignità di guadagnare il pane quotidiano, sostenendo così le proprie famiglie".
Questa attivita', ha aggiunto a braccio, "in questo momento e' minacciata da questa cultura del denaro, che lascia senza lavoro tante persone. Io posso dire vi diamo da mangiare, ma non e' sufficiente. Chi e' senza lavoro deve sentire nel cuore la dignita' di portare il pane a casa: vi affido questo lavoro!".
Francesco ha poi voluto con forza ricordare l'impegno basilare del nucleo della societa', la famiglia: "In un'epoca di crisi della vita familiare, le nostre comunità cristiane sono chiamate a sostenere le coppie sposate e le famiglie nell'adempiere la loro missione nella vita della Chiesa e della società. La famiglia rimane l'unità basilare della società e la prima scuola nella quale i bambini imparano i valori umani, spirituali e morali che li rendono capaci di essere dei fari di bontà, di integrità e di giustizia nelle nostre comunità".
Poco prima, il Papa ha incontrato anche le comunita' religiose maschili e femminili della Corea. A questi ha voluto ricordare i valori di base della vita religiosa: la poverta', la castita' e la vita comunitaria, in apertura definita "molto, molto importante!". L'ipocrisia di quegli uomini e donne consacrati che professano il voto di povertà e tuttavia vivono da ricchi, ha detto Francesco, "ferisce le anime dei fedeli e danneggia la Chiesa". La castita', ha aggiunto, "esprime la vostra donazione esclusiva all'amore di Dio, il quale è la roccia dei nostri cuori. Sappiamo tutti quanto impegno personale ed esigente ciò comporti. Le tentazioni in questo campo richiedono umile fiducia in Dio, vigilanza e perseveranza e apertura del cuore al fratello saggio o alla sorella saggia che il Signore pone nella nostra strada". (VFP)