Dimostranti a Yangon: le dittature del mondo sono contro il popolo
La Commissione Onu per i diritti umani chiede la liberazione dei leader politici democraticamente eletti e garanzie di libertà di parola. La risoluzione è stata votata all’unanimità, ma Cina, Russia, Filippine, Venezuela, Bolivia prendono le distanze. Le manifestazioni ad opera di tutta la popolazione, anche della “generazione Z”.
Yangon (AsiaNews) – Si moltiplicano le dimostrazioni contro il colpo di Stato ad opera dei militari e per la liberazione dei leader democratici. Alle manifestazioni partecipano tante fasce della popolazione. Intanto, ieri sera la Commissione Onu per i diritti umani è riuscita a varare una risoluzione in cui si domanda l’immediata liberazione dei membri del governo civile. Una risoluzione più dura verso la giunta aveva trovato l’opposizione di Russia e Cina.
Dopo che la risoluzione – più blanda – è stata approvata, l’ambasciatore cinese Chen Xu ha ringraziato i membri per aver “adottato le nostre raccomandazioni”, ma ha anche detto che la Cina non avrebbe seguito le raccomandazioni proposte.
La portavoce Onu, Stephane Dujarric, ha detto che la risoluzione domanda “il pieno rispetto della volontà democratica del popolo del Myanmar e il pieno rispetto dei loro diritti umani”, ed esige dal governo militare di garantire libertà di parola e diritti politici, togliendo ogni censura su internet.
Insieme alla Cina, anche i rappresentanti di Filippine, Bolivia, Venezuela e Russia hanno preso le distanze dalla risoluzione.
Alcuni giovani di Yangon hanno commentato: “Non c’è da stupirsi: le dittature si appoggiano l’un l’altra e sono tutte contro il popolo”.
Nelle manifestazioni fa impressione che fra la gente vi siano medici, infermieri, impiegati statali, poliziotti, monaci buddisti, sacerdoti, seminaristi, suore e anche tanti giovani della cosiddetta “Generazione Z”, intorno ai 20 anni: atleti, studenti, cantanti rock e punk, ragazze in vestito da sposa, ragazzi travestiti da donna, o da personaggio dei fumetti. Tutti hanno frasi ironiche contro la giunta e un messaggio comune: “basta con la dittatura!”.
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