11/09/2024, 10.31
BANGLADESH
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Dhaka: Yunus incontra il nunzio apostolico, sguardo alle minoranze

di Sumon Corraya

Mons. Kevin S. Randall ha raccontato al nuovo Consigliere capo le preoccupazioni del pontefice nei confronti dei cristiani e dei rifugiati Rohingya. In poco più di un mese il governo provvisorio ha avviato diverse riforme, ma l'ordine non è stato ristabilito ovunque e non è ancora chiaro quando si terranno le elezioni.

Dhaka (AsiaNews) - Il nunzio apostolico del Bangladesh, mons. Kevin S. Randall, ha incontrato il 9 settembre Muhammad Yunus, Consigliere capo alla guida del governo provvisorio creatosi dopo la fuga in India dell’ex premier Sheikh Hasina. 

Alla Rashtriya Guest House Jamuna di Dhaka, i due hanno discusso di varie questioni, tra cui la protezione delle minoranze religiose nel Paese. Il nunzio ha proposto la creazione di un’istituzione di dialogo interreligioso tra la delegazione del Vaticano per il Dialogo interreligioso e gli studiosi di Islam del Bangladesh. E ha poi sottolineato la necessità di aumentare l'assistenza umanitaria per oltre un milione di rifugiati Rohingya che vivono nei campi di Cox's Bazar. A cui il Consigliere capo ha risposto chiedendo il sostegno del Vaticano. Dopo l’incontro, mons. Randall ha raccontato ad AsiaNews di aver detto a Yunus “che Papa Francesco è sempre preoccupato per la condizione degli sfollati. La Chiesa in Bangladesh, attraverso la Caritas, aiuta i Rohingya dal 2017”. 

L’arcivescovo ha anche dichiarato di aver citato l’appello del pontefice su un trattato internazionale sull’intelligenza artificiale lanciato a giugno in occasione della Giornata mondiale della pace. Durante l'incontro erano presenti Lamiya Morshed, segretario per gli affari legati agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, e Kazi Russel Pervez, direttore generale del ministero degli Esteri.

Per contro, Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006 per aver favorito lo sviluppo del microcredito in Bangladesh, ha sottolineato che l'obiettivo principale del governo provvisorio è quello di migliorare la sicurezza dopo le proteste del mese scorso (in alcune aree periferiche sono ancora in corso scioperi e manifestazioni) e di attuare importanti programmi di riforma. 

In poco più di un mese, la situazione nella capitale, Dhaka, è quasi tornata alla normalità. Una particolare attenzione è stata dedicata al settore finanziario: sono stati istituiti nuovi consigli di gestione per liberare le banche dal controllo di grandi debitori. Sono state varate proposte per ridurre la corruzione e cancellare i sistemi di riciclaggio di denaro tramite la creazione di un comitato di indagine sulle irregolarità nel mercato dei capitali.  

Sono state abrogate le leggi che limitavano la libertà di stampa ed è stata firmata una convenzione internazionale sulle sparizioni forzate, che durante la precedente amministrazione venivano utilizzate dalle forze dell’ordine per reprimere l’opposizione e il dissenso. 

Il governo ad interim ha anche avviato negoziati con i partiti politici. L’esperto Al Masud Hasanuzzaman ha sottolineato alcuni sviluppi positivi: “C'è stata una riduzione della stagnazione all'interno dell'amministrazione. Il governo è stato accettato a livello internazionale e sta perseguendo una politica estera indipendente”. 

“L’esecutivo ha portato qualche sollievo, ma l'ordine pubblico non è ancora stato completamente ripristinato. Le forze di polizia rimangono disorganizzate. Coloro che non sono disposti a collaborare dovrebbero essere licenziati e le loro posizioni dovrebbero essere occupate da persone competenti”, ha commentato invece la politologa Dilara Chowdhury. “Per ripristinare la democrazia, dobbiamo tornare al sistema dei partiti politici. Non si può permettere che questo processo si trascini all'infinito. Il governo dovrebbe presentare una tabella di marcia con una chiara tempistica di ciò che sarà realizzato e quando. Forse non tutto sarà realizzato in tempo, ma una tabella di marcia è essenziale”.

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