Dhaka e New Delhi: accordi su confini, commercio, acque (e contrabbando…)
di Nozrul Islam
Sono le questioni al tavolo delle trattative tra il premier indiano Manmohan Singh e il premier benaglese Sheikh Hasina. Gli accordi economici bilaterali avranno conseguenze anche su Nepal, Bhutan e Pakistan.
Dhaka (AsiaNews) – È oggi a Dhaka il primo ministro indiano Manmohan Singh, per stipulare con Sheikh Hasina, sua controparte bengalese, una serie di accordi economici che dovrebbero aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra i due Stati. Due soli giorni – il 6 e il 7 – e una visita dalla portata storica. Gli accordi in agenda, infatti, regoleranno in maniera più equa i rapporti e gli scambi commerciali, disciplinando – e facilitando – il passaggio delle merci. Ma la visita tocca anche le relazioni con gli altri Stati dell’Asia del sud, in maniera più o meno diretta, a breve e lungo termine. Le basi per gli accordi di questi giorni erano state poste nel gennaio 2010, durante la visita di Sheikh Hasina a New Delhi.
Negli accordi che saranno firmati tra oggi e domani, centrale la firma su 2,4 km dei 4.096 km di confine, pendenti dal 1974 e che cambierebbero anche da un punto di vista geografico le cartine dei due Stati; la gestione dei fiumi – questione “calda” negli ultimi anni –, in particolare sull’uso delle acque del Teesta; la sovranità sulle enclavi nei due Paesi, in totale circa 10mila acri.
Per New Delhi, questi accordi significano soprattutto l’apertura di nuove rotte commerciali, almeno per la regione nordorientale (Nepal e Bhutan). Dhaka, invece, spera di bilanciare meglio il disavanzo dello scambio commerciale con l’India, e di sfruttare il “fratello maggiore” per costruire vie di comunicazioni migliori, sia ferroviarie che stradali. Vantaggi evidenti per un Paese in crescita, con ancora molti problemi da risolvere. Tuttavia, il discorso politico in Bangladesh è caldo, perché questo riavvicinamento rinfocola vecchi rancori: dopo l’assassinio nel 1975 del “padre della patria” (e di Hasina, ndr) Mijibur Rahman, i rapporti tra i due Stati (l’India era alleata dell’Awami League di Rahman nella lotta per l’indipendenza) erano stati rivisti radicalmente e i nazionalisti (il Bnp di Khaleda Zia, contrari all’indipendenza) avevano “restaurato” i rapporti con le forze filo-pakistane e anti-indiane. Oggi, Hasina (Awami League) cerca di far pesare il suo attuale ruolo, dimostrando una visione politica di più ampio respiro, necessaria al Paese.
La questione delle enclavi – molto esaltata nei mesi passati dalla stampa indiana e bengalese – ha un certo valore simbolico, ma nella realtà non è molto sentita dalla popolazione. Essa, infatti, interessa un numero esiguo di persone – 50mila in tutto – rispetto alla popolazione complessiva dei due Paesi: 142 milioni per il Bangladesh, 1,2 miliardi per l’India. Ha più valore, però, per il problema del contrabbando, un traffico attivissimo e basato su un fitto sistema di corruzione. La Border Security Force (Bsf, la polizia indiana di frontiera) ammazza i contrabbandieri che rifiutano di pagare le tangenti; al contrario, le guardie bengalesi di frontiera agiscono poco o nulla. In tal senso, risolvere la questione della sovranità delle enclavi – sperando di eliminare questo “sistema” – andrà soprattutto a vantaggio dell’India, perché si regolerebbe meglio il commercio tra i due Stati.
Infine, l’accordo bilaterale tra India e Bangladesh comprende in maniera indiretta anche il Nepal e il Bhutan, per quanto riguarda la circolazione delle merci. Questo assume una portata più ampia e internazionale, per un particolare di non poco conto: l’attenzione dei traffici indiani, adesso, si sposterà tutta sul fronte orientale. Mettendo sempre più in un angolo il Pakistan.
Negli accordi che saranno firmati tra oggi e domani, centrale la firma su 2,4 km dei 4.096 km di confine, pendenti dal 1974 e che cambierebbero anche da un punto di vista geografico le cartine dei due Stati; la gestione dei fiumi – questione “calda” negli ultimi anni –, in particolare sull’uso delle acque del Teesta; la sovranità sulle enclavi nei due Paesi, in totale circa 10mila acri.
Per New Delhi, questi accordi significano soprattutto l’apertura di nuove rotte commerciali, almeno per la regione nordorientale (Nepal e Bhutan). Dhaka, invece, spera di bilanciare meglio il disavanzo dello scambio commerciale con l’India, e di sfruttare il “fratello maggiore” per costruire vie di comunicazioni migliori, sia ferroviarie che stradali. Vantaggi evidenti per un Paese in crescita, con ancora molti problemi da risolvere. Tuttavia, il discorso politico in Bangladesh è caldo, perché questo riavvicinamento rinfocola vecchi rancori: dopo l’assassinio nel 1975 del “padre della patria” (e di Hasina, ndr) Mijibur Rahman, i rapporti tra i due Stati (l’India era alleata dell’Awami League di Rahman nella lotta per l’indipendenza) erano stati rivisti radicalmente e i nazionalisti (il Bnp di Khaleda Zia, contrari all’indipendenza) avevano “restaurato” i rapporti con le forze filo-pakistane e anti-indiane. Oggi, Hasina (Awami League) cerca di far pesare il suo attuale ruolo, dimostrando una visione politica di più ampio respiro, necessaria al Paese.
La questione delle enclavi – molto esaltata nei mesi passati dalla stampa indiana e bengalese – ha un certo valore simbolico, ma nella realtà non è molto sentita dalla popolazione. Essa, infatti, interessa un numero esiguo di persone – 50mila in tutto – rispetto alla popolazione complessiva dei due Paesi: 142 milioni per il Bangladesh, 1,2 miliardi per l’India. Ha più valore, però, per il problema del contrabbando, un traffico attivissimo e basato su un fitto sistema di corruzione. La Border Security Force (Bsf, la polizia indiana di frontiera) ammazza i contrabbandieri che rifiutano di pagare le tangenti; al contrario, le guardie bengalesi di frontiera agiscono poco o nulla. In tal senso, risolvere la questione della sovranità delle enclavi – sperando di eliminare questo “sistema” – andrà soprattutto a vantaggio dell’India, perché si regolerebbe meglio il commercio tra i due Stati.
Infine, l’accordo bilaterale tra India e Bangladesh comprende in maniera indiretta anche il Nepal e il Bhutan, per quanto riguarda la circolazione delle merci. Questo assume una portata più ampia e internazionale, per un particolare di non poco conto: l’attenzione dei traffici indiani, adesso, si sposterà tutta sul fronte orientale. Mettendo sempre più in un angolo il Pakistan.
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