Corte suprema interdice il premier Nawaz Sharif. Minoranze: ha vinto la giustizia
Il primo ministro, la figlia prediletta e altri familiari sono coinvolti nello scandalo dei Panama Papers. Fondi sospetti di società offshore utilizzati per acquistare alcuni appartamenti di lusso a Londra. Leader sikh esprime dubbi: “Sembra che ci sia stata una cospirazione per rimuovere un primo ministro eletto in maniere legale”.
Lahore (AsiaNews) – Oggi la Corte suprema del Pakistan ha interdetto il primo ministro Nawaz Sharif dalla sua carica pubblica e ha ordinato l’apertura dei processi per corruzione contro di lui e la sua famiglia. Dopo la lettura della sentenza approvata all’unanimità, Sharif si è dimesso. Egli, il fratello Shehbaz (chief minister del Punjab), la figlia prediletta Maryam – già designata come futura erede – e altri familiari sono implicati nello scandalo dei Panama Papers e accusati di aver utilizzato fondi sospetti di società offshore per acquistare alcuni appartamenti di lusso a Londra. Ad AsiaNews vari esponenti delle minoranze religiose affermano che l’esclusione del premier dalla vita politica “è una vittoria della giustizia”.
Mons. Joseph Arshad, vescovo di Faisalabad, dichiara: “Oggi è un giorno triste per il Pakistan. Chiedo a politici e cittadini di mantenere la calma. Abbiamo fiducia nel nostro esercito e siamo certi che controllerà qualsiasi rivolta nel Paese”. Poi aggiunge che “la giustizia deve prevalere e la legge fare il suo corso. Purtroppo la maggior parte degli attacchi compiuti contro le chiese sono avvenute sotto il suo governo, anche se Sharif ha tentato qualche sforzo positivo verso le minoranze religiose”.
Se non fosse stato estromesso, Sharif sarebbe diventato il primo leader politico a portare a termine una legislatura in Pakistan. Ora invece sui social si leggono commenti di gioia per il suo allontanamento, come quello di Samson Simon Sharaf, brigadiere cristiano che su Twitter ha scritto: “Nawaz, se n’è andato! Complimenti a tutti quelli che hanno seguito con passione e patriottismo. Interdizione unanime”. Il pastore Faraz Malak, presidente di Minorities Rights Watch, si rallegra per il verdetto della Corte suprema: “Ora abbiamo fiducia che il cambiamento è vicino. Non vedevamo la giustizia nell’attuale situazione. I pakistani devono fare festa. L’intera nazione otterrà uguali diritti e vedrà buoni risultati”.
Rojar Randhawa, direttore delle operazioni della Caritas di Lahore, ha pubblicato su Facebook i nomi delle 17 persone interdette dagli incarichi e ha aggiunto: “L’allontanamento di Nawaz Sharif non è un grande affare. La grande notizia sarebbe stata se egli non fosse stato estromesso. Questo avviene sempre ai premier del Paese”. Da parte sua Sardar Kalyan Singh Kalyan, segretario generale dell’organizzazione sikh Guru Nanak Ji Mission, manifesta sentimenti contrastanti: “Il Pakistan celebrerà a breve il 70mo anniversario [dell’indipendenza, il prossimo 14 agosto – ndr] e sembra che ci sia stata una cospirazione per rimuovere un primo ministro eletto in maniere legale. Speriamo che il giudizio della Corte aiuti a diminuire la corruzione e sia foriero di uno scenario migliore”. Nel frattempo, conclude, “da più parti del Paese stanno arrivando notizie di interruzione del servizio dei mezzi pubblici. Non vogliamo che vengano danneggiati i luoghi di culto delle minoranze. La Pakistan Muslim League-Nawaz ha legami con i gruppi terroristici. Il partito è un movimento pericoloso e abbiamo già perso tanti templi e chiese”.
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