Confermata la condanna dell’attivista cattolica Maria Trần Thị Nga
Arrestata il 25 gennaio 2017, è ritenuta colpevole di “propaganda contro lo Stato”. La sentenza e lo svolgimento del dibattito hanno suscitato dure critiche. Inascoltate dal governo le preghiere dei cattolici vietnamiti e l’appello di Human Rights Watch per il suo rilascio.
Hanoi (AsiaNews) – Si è concluso con una condanna a nove anni di carcere e cinque di arresti domiciliari il processo d’appello di Maria Trần Thị Nga (foto), nota attivista cattolica per i diritti umani. Lo scorso 22 dicembre, la Corte suprema di Hanoi ha aperto il procedimento presso il Tribunale del popolo della provincia di Hà Nam, al termine del quale i giudici hanno confermato la pena commutata a luglio in primo grado all’attivista, arrestata il 25 gennaio 2017 e ritenuta colpevole di “propaganda contro lo Stato”. È questa una disposizione cui le autorità vietnamite ricorrono di frequente per mettere a tacere i blogger ed altri attivisti dissidenti.
Nga è madre di due bambini di tre e cinque anni ed è famosa per la sua difesa dei diritti dei lavoratori migranti vietnamiti e delle vittime delle espropriazioni terriere messe in atto dal governo, una misura ricorrente nel Paese. Tramite i social network, l’attivista ha più volte denunciato le politiche liberticide e la corruzione tra i vertici del Partito comunista. Nel maggio del 2014 è stata ferita in modo grave da un gruppo di teppisti armati di tubi metallici, riportando la frattura di una gamba.
L’appello di Maria Trần Thị Nga si è svolto in un clima di tensione, dal momento che solo i suoi tre avvocati hanno potuto assistere all’udienza. Il marito ed i familiari di Nga sono stati trattenuti da un imponente spiegamento di polizia fuori dall’aula, dove i suoi simpatizzanti si erano radunati per sostenerla sono stati picchiati mentre cercavano di registrare video. Almeno nove persone sono state arrestate sul posto e portate all'ufficio del Comitato del popolo di Tran Hung Dao, nella città di Phủ Lý. Tra esse vi è anche Phan Van Phong, sposo dell’imputata.
La sentenza e lo svolgimento del dibattito hanno suscitato dure critiche. “La raccolta delle prove non è avvenuta in conformità con il processo legale – afferma l’avvocato difensore Ha Huy Son – Non ci sono prove legali a sostegno delle accuse contro la signora Tran Thi Nga. La corte ha ascoltato la nostra difesa, ma non ha preso in considerazione nessuna delle informazioni che abbiamo fornito”. Il legale lamenta che il collegio giudicante si è limitato ad inviare dichiarazioni scritte, senza partecipare all'audizione. Sono state respinte perfino le richieste della difesa per il rinvio dell'udienza, al fine di ascoltare di persona le valutazioni consegnate.
A partire da domenica 17 dicembre, i cattolici del nord e del centro Vietnam si sono radunati in diverse chiese ed hanno pregato per la giustizia e la pace, ricordando la prigioniera di coscienza. Due giorni prima del processo del 22 dicembre, l’organizzazione internazionale Human Rights Watch (Hrw) ha chiesto al governo vietnamita di rilasciare immediatamente Maria Trần Thị Nga e di lasciar cadere tutte le accuse contro di lei.
Maria Trần Thị Nga è una delle molte donne rinchiuse ancora oggi nelle carceri vietnamite per aver manifestato a difesa della libertà, dei diritti civili e dell’ambiente. Il Vietnam occupa uno dei gradini più bassi al mondo per la libertà di stampa: secondo l’indice pubblicato quest’anno dall’Ong Reporters sans frontières è al 175mo posto su 180 Paesi. Negli ultimi mesi, altri blogger e attivisti sono stati condannati: la cattolica Nguyen Ngoc Quynh, 37 anni, conosciuta come Me Nam o “Mother Mushroom”, dovrà scontare una pena detentiva di 10 anni; mentre Peter Pham Minh Hoang, blogger franco-vietnamita anche lui cattolico e già processato nel 2011, è stato privato della cittadinanza ed espulso dal Paese.
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