Condannati a morte due sciiti sauditi per le manifestazioni anti-governative del 2012
Riyadh (AsiaNews) - Condanna a morte in Arabia Saudita per due sciiti accusati di aver commesso atti di violenza durante le manifestazioni antigovernative del 2011 e del 2012 quando, sull'onda delle Primavere arabe, gli sciiti sauditi (tra il 15 e il 20% della popolazione) scesero in piazza (nella foto) per chiedere riforme e parità di trattamento con i sunniti anche sotto il profilo economico - disoccupazione e povertà tra loro sono superiori rispetto alle medie nazionali - e religioso, visto che in alcune zone a loro è vietata la costruzione di moschee.
Decine di sciiti sono sotto processo in Arabia Saudita per le proteste avvenute nelle province orientali, in concomitanza con quelle dei loro correligionari del confinante Bahrain. Dei 950 arrestati, 217 sono ancora detenuti.
Le condanne a morte sentenziate ieri da parte del tribunale di Jeddah parlano, a quanto riferisce l'agenzia ufficiale SPA, di "partecipazione alla formazione di gruppi terroristici" e di "attacchi contro le forze di sicurezza e contro proprietà pubbliche e private". Uno dei due è stato riconosciuto colpevole anche di aver guidato e incitato le proteste nel turbolento villaggio sciita di Awamiya, di aver sparato contro gli agenti e di aver scritto graffiti anti-regime sui muri. I due, insieme a una terza persona condannata a 30 anni di prigione, sono stati dichiarati colpevoli anche di aver lanciato bombe molotov contro veicoli della polizia. Non è chiaro se qualche agente sia stato colpito.
Contro la sentenza è possibile il ricorso in appello, da presentare entro 30 giorni.