Cina e Stati Uniti: accordo sul clima, ma "entro il 2030"
Pechino (AsiaNews) - Cina e Stati Uniti "limiteranno le emissioni di gas serra inquinanti", e questo rappresenta "un accordo storico, che dimostra cosa possono fare due grandi Paesi quando si impegnano per affrontare una minaccia comune". Il presidente americano Barack Obama usa toni entusiasti per annunciare, nel corso di un'insolita conferenza stampa congiunta con l'omologo Xi Jinping, i risultati di un accordo stretto ai margini del vertice dell'Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec).
In sostanza, i due governi "riconoscono" l'emergenza posta dall'inquinamento ambientale e "faranno di tutto" per limitare i danni. Tuttavia restano diversi ostacoli sul percorso. Da una parte c'è l'opposizione del Partito repubblicano americano, che ha vinto le elezioni di medio termine e quindi oggi controlla sia il Senato che la Camera Usa. Espressione anche dei grandi industriali, il Gop (Grand Old Party, nome ufficiale dello schieramento conservatore) ha già definito l'accordo "troppo limitante", "non realistico" e "dannoso per l'economia", dato che aumenterà la disoccupazione.
Al secondo punto c'è il fatto, sottolineato da diversi analisti internazionali, che l'accordo siglato da Washington e Pechino è di fatto segreto: non se ne conoscono i termini, se non quelli più generali, e non si capisce quali siano le possibili sanzioni in caso di mancato rispetto dei termini. Che comunque sono abbastanza morbidi: in base all'accordo, infatti, Pechino inizierà a ridurre le proprie emissioni dal 2030, anno nel quale raggiungerà il proprio picco inquinante; Washington si è impegnata invece a ridurre le proprie di un quarto del volume (rispetto ai dati 2005) entro il 2025. Entrambi i leader saranno da tempo fuori gioco.
La sincerità cinese è poi tutta da dimostrare. Proprio nel giorno dello "storico accordo", ad esempio, il governo ha deciso di censurare i dati relativi alle particelle inquinanti nella propria atmosfera. Alcune applicazioni per cellulari e computer, che giorno per giorno monitorano la situazione dell'aria, ieri presentavano una schermata di scuse: "I dati relativi a Pechino non sono disponibili per ordine del governo. Speriamo possiate comprendere".
I due leader hanno anche risposto ad alcune domande sulla situazione dei diritti umani e su Hong Kong. Xi Jinping non ha voluto chiarire perché alcuni giornalisti del New York Times non abbiano ottenuto il visto cinese, limitandosi a dire che "se una macchina è rotta bisogna scendere e capire qual è il guasto". Obama ha invece affermato di aver parlato "con chiarezza" a Xi di diritti umani e di aver spiegato che, al contrario di quanto affermato dalla stampa e da politici filocinesi, gli Usa non hanno avuto "alcun ruolo" nel promuovere le manifestazioni pro-democrazia di Hong Kong.
Xi Jinping ha poi fornito la risposta standard dei dirigenti cinesi sul concetto di libertà, sostenendo che Pechino "ha fatto grandi passi in avanti sul terreno dei diritti umani", ma non ha risposto a una domanda sul Nobel per la pace Liu Xiaobo, in carcere per scontare una condanna a 11 anni di prigione.