C’erano molti più terroristi negli attentati di Mumbai
Mumbai (AsiaNews/Agenzie) – C’erano “molti più terroristi”, negli attentati che la scorsa settimana hanno ucciso 188 persone, ma diversi sono riusciti a fuggire. Dopo lo shock, l’India attende con timore nuovi attentati, mentre i media insistono sulle connivenze del Pakistan.
Farhana Ali, ex analista Cia ed esperto del settore, dice che “per le mie fonti [c’erano] almeno 23” terroristi. “Se è vero, mi chiedo perché non ci siano stati altri attacchi”. Il timore è che stiano preparando nuovi attentati.
L’autorevole fonte trova conferma indiretta nell’odierna ammissione del nuovo ministro indiano degli Interni Palaniappan Chidambaram che gli attentati hanno rivelato “errori” nella rete della sicurezza. Peraltro il ministro ribadisce che autori degli attentati sono stati solo 10 terroristi (9 morti e uno catturato), come confermato “dalle riprese televisive e della dichiarazioni dei sopravvissuti”.
La tensione resta altissima: ieri la notizia di 2 suoni sordi all’aeroporto di New Delhi è stata riportata dai media come una sparatoria, anche se la polizia ha subito smentito. Gli aeroporti di New Delhi, Bangalore e Chennai sono in “allarme rosso” permanente, presidiati da forze armate (nella foto), dopo che indizi hanno suggerito un alto rischio di attentati. Invece c’è uno stato di allerta “normale” a Mumbai e negli altri aeroporti del Paese.
Nella principale stazione ferroviaria di Mumbai la polizia ha disinnescato ieri una bomba inesplosa. Si ritiene che ci sia rimasta per una settimana, cosa che suscita ulteriore allarme sulla sicurezza.
Il controterrorismo indiano e Usa confermano che non può escludersi la presenza di altri terroristi nel Paese. L’esperto antiterrorismo Usa David Kilcullen osserva che gli attentatori hanno mostrato un’elevata preparazione, sintomo di un lungo addestramento: sono entrati in città via mare, hanno causato esplosioni a scopo diversivo, hanno invaso 2 grandi alberghi e il centro ebraico, hanno tenuto a bada le autorità per 3 giorni.
Intanto i media indiani ripetono che i terroristi si sono addestrati in Pakistan e che è coinvolto anche il Servizio di intelligence di quel Paese. Anche Chidambaram, richiesto in proposito, non conferma ma non smentisce i possibili legami con il Pakistan.
Per evitare maggiori tensioni, il segretario di Stato Usa Condoleeza Rice ha visto ieri in Pakistan il presidente Asif Ali Zardari, dopo essersi incontrata il 3 dicembre a New Delhi con le autorità indiane. Ha invitato Islamabad a “dare una risposta decisa ed effettiva” contro il terrorismo. Fonti Usa hanno confermato che i terroristi possono essersi addestrati in Pakistan, pur senza indicare collegamenti con lo Stato.
Zardari ha assicurato “una decisa azione contro tutti i pakistani coinvolti nell’attentato” e che farà “quanto possibile” per collaborare nelle indagini. Peraltro non si ha ancora notizia di eventuali iniziative congiunte di India e Pakistan per individuare i complici dei terroristi o per stroncarne le fonti.