30/08/2011, 00.00
CINA – STATI UNITI
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Biden a Pechino, l'imbarazzo e il servilismo

di Wei Jingsheng
La recente visita del vice presidente americano Biden a Pechino (7-21 agosto) ha fatto più danni che altro. Eppure, la Casa Bianca lo ha definito un successo. Biden ha chiarito che, negli States, sta cambiando la percezione nei confronti dei diritti umani in Cina: e questa è una sconfitta per il mondo. Ma il Partito comunista non deve esagerare, perché gli americani sono ancora in grado di impartire molte lezioni dure. L’analisi del grande dissidente cinese.
Washington (AsiaNews) - Abbiamo già parlato della mancanza di tatto che caratterizza le relazioni sino-americane. Dopo questo argomento, però, ho scoperto la mancanza di tatto del vicepresidente Biden, che è il primo stratega di questa nuova azione diplomatica. I media americani lo criticano spesso per gli errori che commette durante i suoi discorsi ufficiali e i colloqui informali. Tuttavia mi piace il carattere di Biden, che è il carattere tipico degli americani: un carattere franco, che dice cosa pensa senza prendere in considerazioni le conseguenze dei suoi gesti. In altre parole, disdegna la menzogna.

La pagina delle opinioni del Washington Post ha già presentato una critica molto seria alla visita che ha compiuto il vicepresidente in Cina, sostenendo che per evitare ogni errore ha rifiutato ogni richiesta di intervista. Eppure, nel suo discorso pubblico all’Università del Sichuan, ha fatto comunque due errori molto gravi. Uno è stato quello di dire che lui “comprende pienamente” la coercitiva politica di pianificazione familiare cinese (che prevede soltanto un figlio per famiglia); l’altro è stato quello di dire che “forse la maggiore differenza nei nostri rispettivi approcci alla questione dei diritti umani è proprio nell’approccio a ciò che consideriamo siano i diritti umani”. Non ha sottolineato invece che i diritti umani sono universali. E, dal mio punto di vista, ha compiuto almeno un altro errore: ha sostenuto pubblicamente i successori politici del Paese, interferendo così negli affari interni della Cina.

Sono d’accordo con le prime due critiche mosse al vice presidente Biden, ma non credo che abbia pronunciato le parole sbagliate. Non le ha espresse male, ha detto la verità. Molti americani, infatti, considerato i diritti umani come i valori fondamentali delle loro vite e non tollerano che avvengano delle violazioni agli stessi. Il pubblico cinese può vedere quanto questo sia vero dai conosciutissimi film americani: coloro che violano i diritti umani – non importa quanto ricchi o potenti possano essere – sono sempre dipinti come i malvagi. E, di fatto, questo è un valore generale per gli americani. Così i politici statunitensi devono prestare attenzione alla questione, altrimenti verranno inseriti anche loro nella lista dei cattivi.

Il vice presidente potrebbe stare invecchiando, e non intende correre per le prossime elezioni: forse per questo ha parlato in maniera talmente distratta da arrivare a dire la verità. E la verità è questa: mentre i grandi capitalisti americani continuano a ottenere profitti eccessivi, il punto di vista della popolazione Usa ha iniziato a cambiare in base alla classe sociale di appartenenza. Molte persone, la maggioranza della media borghesia, ancora la pensa come al solito. Ma il punto di vista dei capitalisti e dei burocrati è cambiato di molto. Ora hanno uno due “standard doppi”.

Il primo “standard doppio” di burocrati e capitalisti prevede una differenza nella gestione degli affari interni ed esteri. All’interno hanno ancora interesse per i diritti umani, perché vivono negli Stati Uniti. Come dicono i cinesi, quando i conigli vengono uccisi le volpi sono tristi. Non vogliono divenire loro stessi delle vittime delle violazioni ai diritti umani, e di conseguenza mantengono il pensiero abituale riguardo la questione. Tuttavia, per quanto riguarda i diritti umani in Cina, la pensano in maniera completamente differente: per ottenere profitti, guardano con favore all’abbassamento dello standard dei diritti umani. Dal loro punto di vista, la questione dei diritti umani in Cina e gli attivisti che operano per questo sono dei “creatori di problemi”. Vedrebbero con piacere sradicata la questione e i suoi attivisti, o quanto meno non li sostengono. Ed è esattamente questo ciò che ha detto il vice presidente Biden: standard diversi.

L’altro “doppio standard” riguarda la diversa concezione dell’interno e dell’esterno. Anche se i burocrati e i capitalisti pensano che la popolazione cinese non dovrebbe avere accesso ai diritti umani, dicono di essere “molto preoccupati” dalla situazione. Se però qualcuno fa un appello per i diritti umani in Cina, pur non volendolo eliminare fisicamente, ne bloccano la voce nei media. Iniziano a far circolare delle voci che lo descrivono come un creatore di problemi, e fanno di tutto per farlo evitare dalla comunità. Ne riducono insomma l’influenza, che diventa un’attività proficua. E se un politico sostiene questi attivisti, iniziano a eliminare i fondi per la sua campagna elettorale e – chi lo sa – possono persino arrivare a una sorta di persecuzione politica. Sono testimone diretto, ormai da anni, di questo modo di fare.

Negli ultimi anni sia il vicepresidente che molti altri politici hanno iniziato sempre di più a usare questi “doppi standard” nei confronti dei diritti umani in Cina. Sono sempre più spaventati dall’idea di interferire nella questione, e arrivano al punto di annunciare pubblicamente che i diritti umani “non sono il focus” nelle relazioni sino-americane. Quando il Partito comunista cinese ha iniziato a tuonare contro le “interferenze negli affari interni”, il governo americano si è scusato fino a inchinarsi ai piedi di Pechino. Siamo arrivati al punto che un pianista cinese ha suonato musiche anti-americane e a favore della Corea del Nord alla Casa Bianca, e il presidente e i suoi assistenti sono arrivati a dire che “non lo sapevano”.

Ma qui arriviamo a un punto molto interessante. Parliamo di americani che hanno sostenuto pubblicamente il successore alla guida del Partito comunista, una successione che non arriverà prima di un anno. Si tratta di una interferenza seria in una questione interna alla Cina, ma gli americani non si sono spaventati e i comunisti non hanno protestato. Entrambi i lati hanno una tacita comprensione dell’altro, ed è proprio questa la mancanza di tatto, l’imbarazzo che caratterizza le relazioni sino-americane. L’amministrazione americana stringe dei patti con il malvagio regime comunista in priva, dietro la schiena dell’elettorato americano, e tradisce gli interessi della popolazione statunitense e di quella cinese.

Ovviamente la Casa Bianca dirà che tutto è stato fatto in nome degli interessi americani, nello sforzo di ottenere l’apprezzamento dello yuan per aumentare il tasso di occupazione negli Stati Uniti. Ma perché il governo cinese non ha protestato come al solito? Perché entrambi i lati sanno che apprezzare la valuta cinese come richiesto dalla Casa Bianca è uno show elettorale, che si terrà all’interno dei confini posti dai capitalisti che non vogliono perdere i loro profitti esagerati. Poiché non è facile far comprendere questa cosa a un elettore, c’è bisogno di incontri segreti faccia a faccia.

Ovviamente la Cina è sempre stata riluttante all’idea di interferire negli affari interni degli Usa, per evitare di fare scommesse sbagliate che si potrebbero rivelare problemi per il futuro. Più importante di questa è la scommessa (vincente) che il regime ha fatto nei confronti del grande capitale che si trova negli Stati Uniti: grazie a questa, può permettersi di non dare importanza all’elezione del presidente degli Stati Uniti. A differenza delle politiche democratiche di Giappone e Taiwan, influenzate dagli Stati Uniti, la politica dittatoriale della Cina si interessa soltanto dell’influenza del capitale all’interno del Paese e nel Paese di provenienza, quindi gli Usa: non importa nulla l’opinione pubblica. Così, il vice presidente cinese Xi ha detto: “È meglio che non create problemi, preoccupati invece di voi stessi”. La visita di Biden è iniziata con rispetto ed è finita con arroganza. Il suo approccio dopo gli incontri non era molto amichevole: apparentemente non ha raggiunto nessuno dei risultati che si era proposto.

Come mai una visita così entusiasta e di così alto profilo ha raggiunto un risultato così anomalo? Come mai la sua faccia amichevole e calda è stata accolta dal pugno freddo del Partito? Perché i politici di entrambi i lati non comprendono come l’altro ragioni e da dove nascano le sue convinzioni. I burocrati del governo Obama pensavano che al Partito importasse qualcosa dell’amicizia e avrebbero risposto alle gentilezze che gli venivano offerte. Pensavano che sostenendo il successore in carica del Partito, che si occupa degli affari internazionali, avrebbero in cambio ottenuto un poco di aiuto. Ma questi burocrati non sanno che all’interno del Partito la parola amicizia non esiste. Il Partito pensa tradizionalmente soltanto in maniera fredda e impersonale. In passato, si interessava soltanto ai propri interessi: ora si preoccupa soltanto degli interessi della cricca dominante. Sono lontani dagli americani molto più dei 60 gradi di separazione che dividono le due nazioni: e quindi da dove dovrebbe venire questa amicizia? Eppure, la Casa Bianca ha annunciato felicemente la creazione di una buona relazione di lavoro dopo questo unico incontro. Questo tipo di dichiarazione farà ridere tutta la Cina: sono all’asilo?

Ma il regime comunista non comprende, dal suo lato, gli americani. Gli americani parlando di commercio onesto: quando c’è un debito, va saldato. Da quando hanno sostenuto il successore scelto dal Partito, non accetteranno una risposta come “pensate ai fatti vostri”. Obama ha ancora un anno di presidenza, abbastanza per insegnare (se vuole) una lezione al Partito. Come dicono in Cina “se non bevi quella tazza di alcool per ottenere rispetto, allora dovrai berla come punizione”. Gli americani sono sì gentili, ma possono essere anche duri: e salvare l’economia nazionale è interesse di tutti gli americani, non importa che punto di vista adottino. Se il Partito esagera in questo gioco, avrà la sua risposta.

Ed è questo il problema più imbarazzante di tutti nei rapporti fra il vicepresidente Biden e il vicepresidente Xi Jinping.
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