Beirut: nasce il nuovo governo del premier Diab, in piazza continua la protesta
L’annuncio è arrivato nella tarda serata di ieri, dopo un incontro fra il Primo Ministro e il presidente della Repubblica. Dalla notte i manifestanti hanno bloccato numerose vie in tutto il Paese e cercato di sfondare il cordone a protezione del Parlamento. Nella squadra non vi sono tecnici indipendenti, ma “esperti” legati ai vari movimenti politici.
Beirut (AsiaNews/Agenzie) - L’annuncio nella tarda serata di ieri della formazione del nuovo governo libanese, accolto con soddisfazione dal segretario generale Onu dopo mesi di grave crisi politica e manifestazioni di piazza, non ha fermato la protesta della popolazione. Fin dalla notte e nella prima mattinata di oggi i dimostranti hanno bloccato numerose vie di comunicazione e strade a Beirut, a Tripoli, nel sud e nella Békaa.
Il nuovo esecutivo guidato da Hassane Diab, proclamato poco dopo le 22 di ieri sera dopo un incontro con il presidente della Repubblica Michel Aoun e il presidente del Parlamento Nabih Berri, non sembra dunque bastare per placare il vasto malcontento popolare. Dal 29 ottobre, in seguito alle dimissioni dell’allora premier Saad Hariri di fronte al vasto movimento di protesta, il Paese dei cedri è senza una guida e anche questa nuova formazione non sembra bastare a risolvere la crisi.
Ancor prima dell’annuncio ufficiale del nuovo esecutivo, alcuni manifestanti si sono riuniti nel centro della capitale, dove erano dislocati i reparti speciali in tenuta anti-sommossa, per impedire l’accesso al Parlamento. Le manifestazioni, in un primo momento pacifiche, sono degenerate nella notte in scontri fra cittadini e forze dell’ordine in seguito al tentativo di rimuovere la protezione del Parlamento, cui è seguito il lancio di pietre e sassi in direzione della polizia.
A Tripoli la folla ha bloccato viale Riad al-Solh e l’incrocio el-Mina con bidoni della spazzatura. Altri ancora hanno bloccato la superstrada Naameh, che collega la capitale al sud, la superstrada Beddawi che conduce a nord e la strada al-Mazraa a Beirut lungo la costa.
Le proteste antigovernative, acuite da difficoltà economiche, hanno registrato una escalation verso metà dicembre, quando è apparsa in tutta evidenza l’incapacità di arrivare alla formazione di un nuovo esecutivo (vacante dal 29 ottobre) a causa di attacchi e interessi incrociati. A più riprese patriarchi e vescovi hanno richiamato, invano, la classe dirigente al senso di responsabilità e all’urgenza di definire una guida per un Paese che rischia sempre più di sprofondare.
Il nuovo governo, che deve ottenere una fiducia che appare scontata in Parlamento, non sembra soddisfare le richieste della popolazione. La nuova squadra non comprende tecnici indipendenti come promesso da Diab al momento della nomina, ma “esperti” la cui ripartizioni sui differenti portafogli sono stabiliti dai vari partiti politici, soprattutto la Corrente patriottica libera (Cpl), le fazioni sciite e il movimento Marada.
Fondamentale per la nascita della nuova squadra, il fatto che il Primo Ministro incaricato ha accettato la condizione posta da Hezbollah di allargare la squadra a 20 elementi al posto dei 18 annunciati in un primo momento. Diab ha poi rinunciato al ministero del Lavoro che voleva affidare a Damien Kattar, accettando le condizioni poste da Marada che premevano per Michel Najjar.
12/02/2020 08:54
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